Boeing riavvia la produzione del «Max» dopo lo sciopero di sette settimane

Boeing riavvia la produzione del «Max» dopo lo sciopero di sette settimane

A un mese dalla fine dello sciopero di sette settimane che ha quasi messo in ginocchio la Boeing, la scorsa settimana il colosso americano ha riavviato la produzione del suo aereo più venduto il 737 Max che ha accumulato un portafoglio di circa 4.200 ordini da parte di compagnie aeree che attendono i nuovi velivoli da inserire in flotta. Il numero uno della FAA Mike Whitaker, la scorsa settimana aveva dichiarato che Boeing fino a quel momento non aveva ancora ripreso la produzione limitata fino a 38 aerei al mese dallo scorso gennaio dalla stessa FAA dopo lo scoppio del pannello su un aereo dell’Alaska Airlines in fase di decollo. Whitaker non si è sbilanciato per dire quando l’agenzia per il volo potrebbe ripristinare la capacità di produzione: gli analisti prevedono che Boeing potrebbe arrivare a produrre una media di 29 aerei 737 MAX al mese nel 2025.

L’incidente dell’Alaska Airlines aveva messo in luce i gravi problemi di sicurezza alla Boeing e i travagliati processi di produzione che in questi giorni sono tornati di attualità dopo una indagine del canale televisivo americano CBS con le nuove rivelazioni degli ex dipendenti Boeing nel corso del programma 60 Minutes sull’utilizzo di parti difettose o non conformi per mantenere e raggiungere gli obiettivi di consegna: i protocolli sarebbero stati violati nel corso dell’assemblaggio degli aeromobili quando il team di ispezione non era nelle vicinanze. Una pratica che non si limitava soltanto a dadi e bulloni, ma anche ai timoni dei velivoli. Diversi dipendenti hanno espresso le loro preoccupazioni per le sviste nelle fabbriche Boeing dopo la morte di un altro informatore della Boeing, John Barnett. Il produttore è stato così costretto a prendere provvedimenti drastici arrivando a rimuovere, tra l’altro, il vertice del gruppo e assumendo un nuovo ceo che sta cercando di rimettere in carreggiata l’azienda.

Sulla indagine della CBS, Boeing ha dichiarato che «gli attuali ed ex dipendenti Boeing intervistati da 60 Minutes hanno precedentemente condiviso le loro preoccupazioni con l’azienda. Abbiamo ascoltato e valutato attentamente le loro affermazioni, e non dubitiamo della loro sincerità. Alcuni dei loro feedback hanno contribuito a migliorare i nostri processi, mentre altri problemi sollevati non erano accurati. Ma per essere chiari: sulla base di indagini durate diversi anni, nessuna delle loro affermazioni ha influito sulla sicurezza degli aerei».

Nel frattempo, Boeing ha avviato le procure di licenziamento di centinaia di dipendenti nell’ambito dei tagli pianificati per ridurre la forza lavoro dell’azienda di circa 17mila unità: quasi 400 dipendenti di Boeing sono stati licenziati nello Stato di Washington e più di 500 in California. Il costruttore aveva già annunciato tagli occupazionali del 10% come soluzione per ridurre i costi anche dovuti allo sciopero durato quasi due mesi. Tuttavia, il ceo Kelly Ortberg aveva precisato che lo sciopero non era stato la causa dei licenziamenti che a suo parere sono il risultato della constatazione degli esuberi del personale.

Fonte: Il Sole 24 Ore