Bonus mamme, chi continua a beneficiarne nel 2025 e chi no: ecco i chiarimenti dell’Inps
Arrivano i chiarimenti dell’Inps sul “bonus mamme”. La legge di Bilancio 2024 (legge 213 del 2023) ha previsto che per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026 alle lavoratrici madri di tre o più figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, ad esclusione dei rapporti di lavoro domestico, venga riconosciuto un esonero del 100 per cento della quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore fino al mese di compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo, nel limite massimo annuo di 3.000 euro riparametrato su base mensile.
La norma ha inoltre esteso questo esonero, in via sperimentale, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024, anche alle lavoratrici madri di due figli, con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, a esclusione dei rapporti di lavoro domestico, fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo.
La manovra 2024
Ora dall’Inps arrivano ulteriori chiarimenti sull’applicazione del bonus sotto il profilo temporale (messaggio 401 del 31 gennaio 2025). In particolare, spiega l’istituto di previdenza, l’esonero contributivo previsto in favore delle lavoratrici madri di due figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato ha cessato di avere applicazione al 31 dicembre 2024. Con riferimento invece alle lavoratrici titolari di rapporto di lavoro a tempo indeterminato che, a partire dal 1° gennaio 2025, rispettino il requisito dell’essere madre di due figli, di cui il più piccolo di età inferiore a 10 anni, il “Bonus mamme” – sottolinea l’Inps – non può più essere riconosciuto.
Per quanto riguarda l’esonero contributivo previsto in favore delle lavoratrici madri di tre o più figli (di cui il più piccolo di età inferiore a 18 anni) titolari di un rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, l’ente di previdenza spiega invece che trova applicazione fino al 31 dicembre 2026. Pertanto, aggiunge, l’esonero questione può essere riconosciuto in favore delle lavoratrici titolari di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato che, fino al 31 dicembre 2026, integrino il requisito di essere madri di tre o più figli, di cui il più piccolo di età inferiore a 18 anni. La misura, aggiunge ancora l’istituto, può trovare applicazione anche nelle ipotesi in cui la nascita (o l’affido/adozione) del terzo figlio (o successivo) si verifichi nel corso delle annualità 2025-2026. In tali ipotesi, la decontribuzione troverà applicazione a decorrere dal mese di realizzazione di tale evento, sempre che le lavoratrici madri siano titolari di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
La legge di Bilancio 2025
La legge di Bilancio 2025, ricorda ancora l’Inps nel documento, ha previsto, in favore delle lavoratrici dipendenti, a esclusione dei rapporti di lavoro domestico, la cui retribuzione o reddito imponibile ai fini previdenziali non sia superiore all’importo di 40.000 euro su base annua, nonché delle lavoratrici autonome, a decorrere dal 2025, un parziale esonero contributivo della quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore. Le lavoratrici «devono essere madri di due o più figli e l’esonero contributivo spetta fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo; a decorrere dall’anno 2027, per le madri di tre o più figli, l’esonero contributivo spetta fino al mese del compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo. Per gli anni 2025 e 2026 l’esonero di cui al presente comma non spetta alle lavoratrici beneficiarie di quanto disposto dall’articolo 1, comma 180, della legge 30 dicembre 2023, n. 213».
Fonte: Il Sole 24 Ore