Borgo dei Conti nuovo Relais & Chateaux nell’Umbria più autentica e raffinata
L’Umbria si è avvicinata recentemente al turismo di alto livello rispetto ad altre regioni italiane. Il suo non è un ritardo, bensì un vantaggio che le ha permesso di approcciarsi in modo più delicato e di qualità. Appartata, dotata di una natura ancora intatta e conosciuta per la sua spiritualità innata non ha urlato al mondo le sue credenziali, ma si è presentata sottovoce con progetti innovativi che parlano di contemporaneità, di amore per il territorio e per le persone, di riconquista della lentezza e di un ritmo umano del vivere e del pensare. In questo contesto che attrae anche per la sua genuinità, la novità è il Relais & Chateaux Borgo dei Conti Resort, a pochi chilometri da Perugia e Assisi. Riaperto a luglio 2024 è il risultato di una ristrutturazione complessiva della villa del conte Lemmo Rossi-Scotti, il più importante pittore dell’Ottocento, che qui si ritirava a dipingere trovando ispirazione anche solo a guardare il paesaggio dalla finestra: un giardino all’italiana che si dissolve in un bosco, 16 ettari di natura perlopiù selvaggia.
Un’attenta ristrutturazione che valorizza l’esistente
La vera rivoluzione è all’interno grazie al progetto dello studio Spagnulo & Partners che valorizza ogni scorcio e l’irregolarità degli spazi. Quasi un borghetto unito da percorsi tentacolari dove bisogna imparare l’orientamento. Non c’è una camera uguale all’altra, come le due suite al piano nobile intitolate al conte e alla contessa, ognuna con decori e pezzi di antiquariato che la rendono unica. E nonostante il salone con il camino, i divani sontuosi e il trumeau intarsiato del Settecento, si indugia volentieri nel grande bagno, con la vasca davanti alla finestra, i pavimenti in parquet e cotto etrusco, la toeletta (perfetta anche per appoggiarci il computer e scrivere) e un camino antico con due poltrone davanti.
La conversazione, anche tra le coppie più rodate, qui diventa fluida e discorsiva. Il ristorante è ampio e pieno di piante, ma pranzare o fare colazione sulla sua veranda è incomparabile. Mentre aspetti il cappuccino e l’omelette, ti accorgi che tra le fronde degli alberi si intravedono le colline con in cima poche case antiche, come sullo sfondo di un quadro del Rinascimento. In cucina Emanuele Pazzella, ischitano ispirato, prepara il menù gourmet, ma c’è anche un’osteria dove si ordinano taglieri di salumi (e chi non apprezza la norcineria umbra?) e le tagliatelle al tartufo nero grattugiato con generosità al tavolo. Anche qui, davanti alla piscina ombreggiata da giganteschi pini marittimi, la poesia certo non manca. La sorpresa è la spa. Un altro ambiente dove chiudersi il mondo alle spalle! Percorsi di saune, hammam e docce, altre piscine e una stanza ovattata dove ci lascia andare in un bagno amniotico a 37 °C, senza suoni, senza colori e senza luci. Un modo per azzerare i sensi per poi riaccenderli con più consapevolezza
Il progetto Place of Wonders
Il Borgo consente di camminare all’aperto, respirare tra gli alberi, cenare nella baita sperduta nel bosco (difficile pensare a qualcosa di più romantico), assaggiare il miele delle arnie sperimentali per testare e riequilibrare la biodiversità del bosco. Il progetto è articolato, con spazi ancora da accorpare e destinare, e soprattutto legato al territorio con il progetto Place of Wonders che la famiglia Babini ha creato in questo nuovo hotel e negli altri della sua collezione (Londra Palace a Venezia e The Place a Firenze).
Obiettivo della fondazione è individuare gli artigiani più speciali, supportarli nel loro lavoro e assegnare borse di studio ai giovani che vogliono dedicarsi ad attività destinate a sparire. A Perugia, per esempio si incontra Marta Cucchia, laureata in design a Milano, che per scelta è tornata a casa per continuare l’attività di tessitura al telaio iniziata dalla nonna Giuditta Brozzetti. Il suo atelier è all’interno di una chiesa sconsacrata inondata di luce, dove crea arazzi, tappeti e biancheria con disegni presi dall’Ultima Cena di Leonardo o da altri capolavori di Giotto o Cimabue.
Fonte: Il Sole 24 Ore