Borio: «Deregulation finanziaria foriera di nuove crisi»

Borio: «Deregulation finanziaria foriera di nuove crisi»

BRUXELLES – Protezionista nel commercio, ma liberale nella finanza. L’amministrazione Trump ha promesso una ondata di liberalizzazione normativa e di deregolamentazione finanziaria. Avrebbe già, secondo alcuni, scatenato sui mercati nuovi «spiriti animali», un misto di entusiasmo irragionevole e di reazioni istintive descritto da John M. Keynes nel 1936. A rischio è ancora una volta la stabilità finanziaria? Claudio Borio ne è convinto, in un contesto segnato non solo da cripto-valute votate alla mera speculazione, ma soprattutto da un elevato indebitamento pubblico.

Il nostro interlocutore è stato per un decennio il capo economista della Banca per i regolamenti internazionali, a Basilea. A 67 anni ha appena lasciato la banca delle banche centrali nata dopo la crisi del 1929 con l’obiettivo di facilitare i rapporti tra istituti monetari. Ad un convegno di addio erano presenti tra gli altri Raghuram Rajan e Otmar Issing. Interpellato dal Sole 24 Ore, Claudio Borio ha tratteggiato un quadro molto prudente: «Storicamente i periodi di deregolamentazione nella finanza, a differenza che nell’economia reale, sono forieri di nuove crisi».

Guardiamo alla storia. La crisi del 1929 è scoppiata dopo un fortissimo aumento del credito bancario, e non. Quella che ha colpito il Sudamerica negli anni 80 è stata provocata da una ondata di deregolamentazione, così come la grande crisi finanziaria del 2008. «La memoria è spesso corta», nota Claudio Borio, riferendosi ai segnali provenienti dall’America. Da tempo gli Stati Uniti (ma anche l’Europa) tentennano ad applicare pienamente le norme di Basilea III, un impianto regolamentare che dovrebbe imporre nuovi obblighi prudenziali agli istituti di credito.

Più di recente, il presidente Donald Trump ha lanciato una propria cripto-valuta (in realtà una moneta celebrativa elettronica) e preannunciato misure di deregolamentazione nel campo delle stable coins, ossia le cripto-valute addossate a una moneta di riferimento. Tre dirigenti del sistema finanziario americano si sono dimessi, più o meno forzatamente: Gary Gensler, il presidente della Securities Exchange Commission; Martin Gruenberg, il presidente della Federal Deposit Insurance Corporation; e Michael Barr, il vicepresidente della Federal Reserve.

Oggi le cripto-valute occupano uno spazio limitatissimo nel grande mondo della finanza, ma il loro peso sui mercati internazionali raddoppia ogni 12 mesi. «Sono un sintomo dello Zeitgeist, dello spirito del tempo – spiega l’ormai ex capo economista della BRI -. Hanno una instabilità intrinseca. Hanno margini d’intermediazione tendenzialmente bassi, se non addirittura inesistenti. La loro attrazione finanziaria dipende essenzialmente dalla speculazione o dalla possibilità che offrono di aggirare controlli, per esempio valutari o di riciclaggio di denaro sporco».

Fonte: Il Sole 24 Ore