Borsa, Europa tenta il recupero nella settimana della Bce. A Milano su le banche

(Il Sole 24 Ore Radiocor) Borse europee positive, dopo una settimana da dimenticare con i principali indici in deciso calo (-3,6% lo Stoxx600, -3,15% Milano. Del resto il rapporto sul mercato del lavoro americano, che ha indicato un rallentamento dell’economia Usa, e i dati sulla debolezza dell’attività economica in Cina, oltre che gli indici Pmi in chiaroscuro sull’Eurozona hanno incoraggiato gli ordini in vendita. In questa settimana gli operatori guarderanno all’inflazione americana, per la quale è atteso un dato intorno al +2,6% ad agosto, e alla riunione di politica monetaria della Banca centrale europea, che dovrebbe annunckiare un taglio dei tassi di interesse nell’Eurozona. Sulle prime battute Milano registra un progresso di mezzo punto percentuale, spinto dalle banche e dai titoli tech.

Intanto soffrono i listini asiatici in scia alla chiusura negativa di Wall Street di venerdì sia per i dati macro su Cina (inflazione più debole del previsto che conferma l’andamento stentato dell’economia) e sul Giappone (Pil sotto le attese nel secondo trimestre). Nel dettaglio a livello congiunturale, la Cina mantiene vivi tutti i suoi rischi di deflazione a causa della debole crescita dei prezzi al consumo, saliti ad agsto di appena lo 0,6% a fronte dello 0,5% di luglio e dello 0,7% di previsioni degli analisti. Il dato, diffuso dall’Ufficio nazionale di statistica, è il più alto da febbraio e segna il settimo mese di fila di inflazione, anche se minima. I prezzi alla produzione, invece, sono crollati dell’1,8% dallo 0,8% di luglio, facendo anche peggio delle stime della vigilia a -1,4%: la rilevazione è ormai negativa da 23 mesi di fila ed è la più pesante da aprile, riflettendo la debolezza della domanda interna.Gli ultimi dati alimentano ancora di più i timori che le forze deflazionistiche si stiano radicando nella seconda economia del pianeta, alla base dei maggiori fattori di rischio per la ripresa del Dragone. L’ex governatore della Banca centrale cinese (Pboc) Yi Gang ha avvertito la scorsa settimana ha avvertito che Pechino aveva bisogno di una “politica fiscale proattiva” e di misure monetarie “accomodanti” per sostenere la domanda. Il deflatore del Pil cinese, che misura l’impatto dell’inflazione sul valore reale della produzione totale di un’economia, è stato negativo negli ultimi trimestri, ha notato Yi, a indicare l’insidia delle forze deflazionistiche nell’economia.La crescita del prodotto interno lordo (Pil) del Giappone per il secondo trimestre è stata rivista al ribasso dal governo a +0,7%, rispetto allo 0,8% inizialmente annunciato, ma senza intaccare la prevista ripresa dell’economia giapponese. Il dato è inferiore alle aspettative: gli analisti si aspettavano un aumento dello 0,8%, dopo il calo dello 0,6% del primo trimestre.

Dollaro in recupero, rimbalza il greggio

Sul mercato valutario, generalizzato recupero del dollaro americano. Il cambio tra euro e dollaro, che venerdì si era attestato a 1,11, segna 1,1070. Il dollaro/yen, sceso anche sotto 142, è tornato a 142,80. «La tensione rimane – scrivono gli analisti di ActivTrades – perché la paura di tagli frettolosi da parte della Fed, dopo mesi e mesi di negazione della eventualità di recessione, spaventa i mercati e soprattutto le borse, che temono che la banca centrale Usa sia rimasta eccessivamente cauta nel recente passato, quando avrebbe potuto anticipare un taglio per calmierare la tensione che presumibilmente sembrerebbe aumentare ora come conseguenza di quella cautela. L’euro/dollaro per contro, dopo aver cercato di rompere 1,1150, è tornato a scendere sotto quota 1,1100, e la ragione va ricercata nella debolezza estrema dell’economia Europa, in particolar modo quella tedesca».

Rimbalzo per i prezzi del petrolio dopo una settimana di netta flessione (-7% sia a Londra sia a New York) che ha riportato i valori alla primavera 2023: il Brent novembre sale dello 0,9% a 71,6 dollari al barile, il Wti ottobre guadagna lo 0,9% a 68,3 dollari al barile. Gas naturale in rialzo di quasi l’1% ad Amsterdam a 36,8 dollari al barile.

La Borsa di Tokyo termina la prima seduta della settimana col segno meno, tentando di limare le perdite sul finale di scambi, in linea con lo stop alla rivalutazione dello yen. Il listino di riferimento Nikkei segna un ribasso dello 0,48% a quota 36,215.75, lasciando sul terreno 175 punti. L’attesa di maggiori indicazioni dalla riunione della Fed Usa, interrompono la fase di rivalutazione della divisa nipponica sul dollaro, a 142,80, e a un livello di poco superiore a 158,10 sull’euro.

Fonte: Il Sole 24 Ore