Braga (periti agrari): «Pac, una sconfitta se gli agricoltori scelgono di non chiedere aiuti»

«La Pac è decisa per il 30% a Bruxelles e per il 70% nei paesi membri che hanno ampia autonomia nell’applicare gli indirizzi di politica agricola. Quindi, se gli ecoschemi si sono rivelati un fallimento è inutile protestare a Bruxelles perché quei meccanismi li abbiamo ideati noi in Italia. È dentro i confini nazionali che dobbiamo cercare le criticità e – soprattutto – i correttivi».

Ha le idee chiare il presidente del Collegio nazionale dei periti agrari e periti agrari laureati, Mario Braga, sulla difficoltà vissute nell’ultimo anno dagli agricoltori italiani ed europei culminate nelle plateali manifestazioni di piazza dei mesi scorsi che, tra l’altro, secondo molti potrebbero presto ripetersi. Difficoltà che poi, in Italia, hanno portato anche a un altro effetto tangibile, ovvero la vera e propria emorragia di domande di aiuti Pac nell’ultimo anno: 50mila domande in meno, il 10% del totale. Tutti agricoltori che hanno preferito rinunciare ai contributi Ue pur di non sottostare ai vincoli produttivi previsti da Bruxelles.

«Una delle prime cose da fare – aggiunge Braga – è un maggior coinvolgimento dei tecnici professionisti, sia nell’applicazione che nella gestione della Pac, mentre ci hanno sempre tenuto ai margini.Riteniamo, invece, il nostro apporto tecnico-scientifico essenziale per il miglioramento, la razionalizzazione, la semplificazione, l’economicità e la modernizzazione degli iter burocratici, dei bandi, strumenti alla base dello sviluppo delle nostre imprese agricole. Ordini e Collegi purtroppo non sono considerati corpi intermedi interlocutori del decisore pubblico»

Eppure da Agea, in particolar modo negli ultimi mesi con la nuova dirigenza e il nuovo corso sono venuti segnali di apertura.

«Agea ha fatto aperture? Ci sono timidi segnali, vedremo se davvero sarà avviato un nuovo corso di modernizzazione e razionalizzazione della Pac. Noi come professionisti siamo disposti a lavorare insieme alle rappresentanze del mondo agricolo per ripensare un modello semplificato e moderno per gestire la burocrazia europea. Il modello attuale è in larga parte inadeguato e finisce per scaricare sugli agricoltori i costi di un’eccesiva burocrazia. Vuole un esempio di mancata semplificazione? Perché Agea e Ismea sono due organismi distinti e non uno solo? Agea attraverso le domande di aiuto detiene i dati aggiornati sulle imprese agricole italiane e Ismea elabora dati. Perché non lavorano insieme?».

Fonte: Il Sole 24 Ore