Brexit e super-Imu spingono gli italiani a vendere le case a Londra

Brexit e super-Imu spingono gli italiani a vendere le case a Londra

Giovanni è un italiano che vive in Friuli: anni fa ha comprato, con un mutuo, una casa in centro a Londra, nella zona di Earl’s Court, vicino ai grandi musei di Kensington. La affittava (l’agenzia immobiliare che se ne occupa è peraltro di italiani) ai turisti e si teneva alcuni periodi liberi per sé e la sua famiglia. Il sistema funzionava alla perfezione: l’incasso mensile finanziava la rata del mutuo; c’era spazio per godersi l’immobile e il mercato immobiliare di Londra, in perenne crescita, garantiva una plusvalenza sicura dopo 10 anni.

Fuga da Londra

Ora però Giovanni ha venduto. Non è il solo: molti italiani con case a Londra imitano Giovanni. È l’effetto della Brexit e del fisco italiano: dal 2021 sugli immobili nel Regno Unito, di proprietà di residenti in Italia, si paga una Imu monstre. Il nome specifico è Ivie, vale lo 0,76% ma dopo l’uscita di Uk dalla Ue si calcola su una base imponibile più ampia. Da poche centinaia di euro all’anno, la tassa ora pesa in media 10mila euro su un immobile da 1 milione di sterline (prezzo medio-basso a Londra centro).

Il mattone che non tradisce mai

Per molti anni, comprare una casa nella capitale è stato un ottimo investimento. In tempo di tassi a zero, un immobile a Londra rendeva un 3% all’anno. A cui aggiungere il guadagno di una futura rivendita. Ma ora l’investimento non rende più: oltre alI’Ivie salita a razzo, un proprietario deve aggiungere le tasse locali, le spese di condominio (che nel Regno Unito spettano al proprietario) e alla tassa di successione: la inheritance tax è al 40 per cento. Il «mattone che non tradisce mai» sta diventando un onere e molti decidono di disfarsene: a Londra c’è almeno il vantaggio di un mercato immobiliare liquido.

Una patrimoniale mascherata

La fetta più grossa di italiani proprietari di immobili nel Regno Unito è ancora alla finestra: «Molti – osserva Guido Ravaglia, fiscalista dello studio Statura di Londra – valuteranno se vendere o meno dopo la dichiarazione dei redditi del 2021, quando capiranno se il recente aumento degli affitti assorbe la tassa».

Il rischio di un fuggi fuggi è concreto: l’Ivie peraltro penalizza di più il piccolo risparmiatore che ha investito in singoli immobili, spesso piccoli, su cui pesa in proporzione in modo maggiore. La questione ha sollevato l’attenzione del deputato Massimo Ungaro di Italia Viva che ha chiesto dei correttivi per rimodulare Ivie. Con la super-Imu, osserva Luigi Belluzzo, uno dei massimi esperti italiani di fisco cross-border, «lo Stato si ritrova un extra gettito a costo zero». Per molti esperti, questa sorta di IMU su immobili localizzati in paesi esteri è di fatto una patrimoniale mascherata.

Fonte: Il Sole 24 Ore