Bruxelles al lavoro sul bilancio post-2027: semplificare centralizzando
Uno dei primi banchi di prova per la nuova commissione europea sarà il bilancio pluriennale post 2027. Entro giugno prossimo l’esecutivo dovrà presentare a Consiglio e Parlamento la proposta per il Multiannual Financial Framework (Mff) 2028-2034 a cui gli uffici della Dg Budget lavorano già da qualche mese. La direzione verso cui si sta orientando la proposta su quanto spendere e con quali obiettivi è abbastanza definita. «Il nostro bilancio è spesso troppo complesso, finanzia le stesse cose con programmi diversi e in modi diversi. Dobbiamo concentrarci molto di più sugli investimenti nelle nostre priorità» ha affermato la presidente Ursula von der Leyen a fine novembre presentando agli eurodeputati i nuovi commissari. Il bilancio è affidato al polacco Piotr Serafin, un fedelissimo del premier Donald Tusk, «abile negoziatore», come lo ha definito von der Leyen che gli ha chiesto di preparare un bilancio «più semplice, più mirato e più reattivo».
Queste affermazioni diventano comprensibili se si leggono insieme a quelle contenute nelle poche slides veicolate a inizio ottobre, un mese prima che il nuovo commissario si presentasse al Parlamento. Un non-paper informale ma molto autorevole perché prodotto dalla Dg Budget guidata da Stéphanie Riso, ex vicecapo di Gabinetto di Ursula von der Leyen e consigliera economica ancora molto ascoltata.
Un programma unico per ogni Stato membro
Quel documento prevede che gli attuali sette capitoli di bilancio siano ridotti a quattro: 1) resilienza, coesione e governance economica; 2) competitività, autonomia strategica e valori Ue; 3) global Europe per l’azione esterna; 4) spese amministrative.
Il primo capitolo, che comprende anche l’agricoltura, viene declinato in 27 programmi nazionali invece dei 531 attuali (398 per Fesr, Fse+ e Fondo di coesione, 54 per l’agricoltura e la pesca e 79 per la sicurezza interna e i controlli alle frontiere). Solo l’Italia oggi ne ha più di 50. Sulla carta, la proposta promette semplificazione, flessibilità e meno burocrazia, legando in modo solido agenda politica della commissione e priorità Ue. Con la stessa logica di razionalizzazione, richiamata da von der Leyen, nascerebbe il fondo europeo per la competitività, in cui confluirebbero gli attuali 11 programmi destinati a industria e ricerca (Horizon, InvestEu, Innovation Fund, EU4Health, i fondi per lo spazio e per il digitale, Single Market e altri). Una ulteriore semplificazione dovrebbe arrivare dall’estensione del cosiddetto “metodo Pnrr”, risorse in cambio di riforme, senza rigorose e complesse procedure di rendicontazione della spesa come avviene oggi per i fondi strutturali.
Le proteste degli Stati e delle regioni
Queste ipotesi hanno già provocato levate di scudi da parte delle regioni che temono non solo di perdere risorse ma anche e soprattutto di essere escluse dalle decisioni, come è successo con il NextGeneration Eu. Il Comitato delle Regioni si è già «opposto con veemenza alla crescente centralizzazione dei programmi europei» e in Germania i lander e il governo centrale hanno diffuso una dichiarazione congiunta per difendere la politica di coesione, chiedendo che nel prossimo Mff «sia consolidata e sviluppata ulteriormente come strumento chiave per la crescita economica regionale sostenibile e inclusiva» e sia a «prova di futuro», «affrontando e correggendo le attuali criticità».
Fonte: Il Sole 24 Ore