Bulgari Hotel: 20 anni di stile italiano da Milano a Tokyo, da Roma a Bali

Bulgari Hotel: 20 anni di stile italiano da Milano a Tokyo, da Roma a Bali

Sembra ieri eppure sono passati 20 anni da quando con il primo albergo a Milano, nel 2004, è iniziata l’avventura di Bulgari nel mondo dell’hôtellerie. Oggi, dopo l’ultima apertura a Roma, sono nove le gemme della collezione mondiale Bulgari Hotels & Resorts, che comprende le proprietà di Milano, Londra, Parigi, Dubai, Pechino, Shanghai, Bali e Tokyo. Next step saranno il Bulgari Ranfushi alle Maldive nel 2025 e Miami nel 2026. Nel 2025 potrebbe arrivare a sorpresa una destinazione ancora top secret nel Mediterraneo. Mentre in America lo scouting continua e nei radar ci sono Los Angeles e New York.

La storia

Approdare nel mondo dell’hotellerie è un progetto che in casa Bulgari viene da molto lontano. «In realtà l’idea degli hotel nasce ancora prima del 2004 quando la Maison Bulgari, uscita da una dimensione piccola, vuole assecondare il desiderio dei clienti di avere un’esperienza di lusso non limitata al gioiello, ma più ampia – sottolinea Silvio Ursini, vicepresidente esecutivo di Bulgari e responsabile della divisione Hotels& Resorts di Bulgari – in questo siamo stati dei pionieri. Quando annunciammo il progetto la cosa all’inizio non piacque e c’era un grande scetticismo. Ricordo che all’epoca, quotati in borsa, il titolo perse il 6 per cento». Come spiega Ursini, in realtà, sin dall’inizio la filosofia alla quale si è rimasti sempre fedeli ha puntato a trasmettere un’idea di estetica italiana radicata nel brand Bulgari, ma in chiave contemporanea. «Non abbiamo mai pensato a una grande catena, ma sempre a una collezione di hotel dal servizio eccellente, dal design riconoscibile con una cucina italiana autentica e stellata partendo da luoghi straordinari per indirizzo, edificio, spazi fisici. Come un grande gioiello parte da una grande pietra preziosa, così abbiamo scelto i nostri hotel partendo da location uniche. E per fare questo non ci siamo accontentati delle tante proposte ricevute. Ecco perché, partiti con l’idea di realizzare dieci hotel in dieci anni, ne abbiamo fatti nove in 20. Un esempio è Roma, dove avremmo voluto aprire molto prima ma solo quando è arrivata la proposta di Piazza Augusto abbiamo capito che era quello che cercavamo da tempo».

I sodalizi con Antonio Citterio, Patricia Viel e Niko Romito

Già con il primo Bulgari Hotel nasce il sodalizio con lo studio di Antonio Citterio e Patricia Viel. Negli anni è poi stata affinata quella di visione del fare che richiama il lavoro delle botteghe rinascimentali di un tempo, con l’obiettivo di fondere l’eleganza, la maestria, la gioia di vivere e la sensualità di Bulgari e dell’Italia con alcuni elementi tipici del luogo ospitante. Tra le più grandi scommesse c’è stata quella di Dubai, dove il Bulgari Hotel & Resort si è sviluppato su un’isola artificiale totalmente vergine. Oggi c’è un hotel, una marina con annesso porto e residenze e vi si sta sviluppando un altro grande complesso immobiliare sempre a firma Bulgari (Il Faro). I ritorni sull’investimento sono stati interessanti anche se, come è noto, tutti gli hotel Bulgari sono delle licenze di marchio. Fanno eccezione Roma e Milano, in cui Bulgari, pur non essendo proprietario degli immobili, è azionista della società che gestisce gli hotel. «C’è un partner locale che ha acquistato l’immobile ed è proprietario dell’attività in cui noi iamo, con contratto di licenza, il marchio e tutta una serie di standard di progetto, costruzione e fit che il partner deve rispettare; guadagniamo sulle royalties – sottolinea ancora Ursini –. Attualmente il contributo del segmento hotel, grazie alle royalties, è positivo e in crescita, ma è decisamente contenuto rispetto agli economics del brand. Quello che invece è il vero apporto è la riconoscibilità del brand grazie agli hotel (oggi 9, presto 12), vere ambasciate di Bulgari nel mondo dove ospitiamo i nostri clienti, ma soprattutto esportiamo la nostra idea del lusso nel mondo e dove lavoriamo per garantire un’esperienza di ospitalità italiana impeccabile e sincera». Questo è molto apprezzato dai clienti: la fedeltà è elevata, tanto che in città come Londra e Parigi supera il 50 per cento. Nel 2017 è stata avviata anche l’altra fortunata partnership con il tristellato chef Michelin Niko Romito, che firma oggi tutti i ristoranti dei resort. L’obiettivo anche nel gusto è quello di garantire un’esperienza analoga in tutti i resort del gruppo, ispirata alla grande tradizione italiana insieme alla maestria di Niko Romito.

Fonte: Il Sole 24 Ore