Bundesbank: fino a 220 miliardi di debito extra con la riforma del «freno»

Bundesbank: fino a 220 miliardi di debito extra con la riforma del «freno»

BERLINO – Da cento a 220 miliardi di euro entro il 2030: è il debito pubblico che la Germania potrebbe liberare con una riforma del vincolo costituzionale, secondo le elaborazioni della Bundesbank. La Banca centrale è a favore di un allentamento delle regole, lo ha già detto anche di recente. La nuova analisi cade proprio nel mezzo dei negoziati tra Cdu-Csu e Spd, i due partiti alla ricerca di un patto di coalizione, dopo il voto del 23 febbraio. E al centro delle discussioni ci sono appunto il freno al debito (Schuldenbremse) e i fondi speciali per finanziare la difesa e le infrastrutture.

Gli ostacoli

La Schuldenbremse limita l’indebitamento strutturale annuo del Governo federale allo 0,35% del Pil (12-13 miliardi di euro). Per i Länder i vincoli sono ancora più rigidi. Riformare la regola significa cambiare la Costituzione: serve la maggioranza dei due terzi e nel nuovo Bundestag, che si insedierà il 25 marzo, non ci saranno i numeri se non coinvolgendo Alternative für Deutschland o Die Linke. Afd è schierata sulla difesa del freno e comunque i socialdemocratici della Spd non accetterebbero di sommare i loro voti a quelli dell’ultradestra. Die Linke è contraria al vincolo, ma è altrettanto contraria alla spesa per le armi.

La proposta

La Bundesbank propone di alzare il tetto dallo 0,35% fino all’1,4% del Pil, se il debito pubblico è inferiore al 60% del Pil, con 0,9 punti percentuali del totale destinati agli investimenti, soprattutto alla formazione di capitale fisso. La capacità di indebitamento aumenterebbe «di 220 miliardi di euro cumulati» fino al 2030, rispetto allo scenario a regole invariate.

Se invece il debito pubblico supera il 60% del Pil, ci sarebbe spazio per una riforma più contenuta, con indebitamento allo 0,9%. In questo caso, si “libererebbero” «100 miliardi di euro in più» fino al 2030.

Il debito pubblico tedesco è già sotto il 63% del Pil e sta scendendo, anche la stagnazione potrebbe frenare il percorso.

Fonte: Il Sole 24 Ore