Caffè Borbone triplica produzione e fatturato e prepara nuovi investimenti

Caffè Borbone triplica produzione e fatturato e prepara nuovi investimenti

Caffè Borbone, in sei anni di investimenti per accrescere la capacità produttiva che in totale ammontano a 70 milioni, ha triplicato la produzione e il fatturato. Diventa pienamente operativo il magazzino inaugurato ad agosto e si liberano spazi nello stabilimento di Caivano (Napoli) per un ulteriore incremento della produzione. Mentre si preparano nuovi investimenti su cui l’azienda mantiene per ora stretto riserbo.

Il bilancio di nove mesi

La società napoletana ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con ricavi a 243,1 milioni, con un incremento del 10% rispetto allo stesso periodo del 2023. Continua, da un lato, a sviluppare il canale della Gdo, dall’altro a registrare ottime performance nelle vendite digitali, con incrementi sia sull’e-commerce ufficiale che su altre piattaforme specializzate e su Amazon. Anche il mercato estero è in espansione: oggi rappresenta il 10% ma l’obiettivo è portarlo al 25%.

La storia

Nata a Napoli nel 1997, Caffè Borbone è stata tra le prime aziende a immettere sul mercato la cialda 100% compostabile, ponendo l’accento sul concetto di sostenibilità. Dal 2018 la società fa parte del gruppo Italmobiliare, che detiene il 60% del capitale, mentre il restante 40% rimane al fondatore Massimo Renda.

La sostenibilità

Negli ultimi tre anni l’azienda guidata dal top manager Marco Schiavon ha accelerato su transizione green e sostenibilità. Caffè Borbone è tra i primi produttori di cialde compostabili, e ha realizzato impianti fotovoltaici che soddisfano l’intero fabbisogno aziendale. Dall’arrivo di Italmobiliare nel 2018, Caffè Borbone ha supportato la holding nel suo impegno per la riduzione delle emissioni in linea con la Science Based Targets Initiative (SBTI). A gennaio 2024, ha consolidato le iniziative sostenibili già attivate negli anni formalizzando la sua adesione diretta agli SBTi e dando quindi inizio al percorso individuale di riduzione delle emissioni sia a breve termine, entro il 2030, che net-zero entro il 2050. La strategia adottata prevede il coinvolgimento dei partner della filiera, un sistema di monitoraggio dei dati accurato, e la predisposizione di report ESG conformi agli standard europei e internazionali.

Molta attenzione è stata riposta anche sulla certificazione del caffè. «Utilizziamo materia prima certificata _ spiega l’ad Schiavon _ esercitando un controllo stretto sia sulle pratiche agronomiche che sulla qualità del lavoro. Anche rispetto alla legge sulla deforestazione, che impone di utilizzare caffè solo di aree in cui non ci sono foreste, ci siamo attivati per applicarla in anticipo rispetto al termine del 2026».

Fonte: Il Sole 24 Ore