Calabria, Bruxelles promuove la riforma che crea l’autorità idrica regionale

BRUXELLES – La Commissione europea promuove l’Autorità Idrica Calabria (Arrical), società a controllo regionale che si occuperà della gestione delle acque nella regione, superando l’attuale frammentazione, fino al livello comunale, che si è rivelata troppo spesso inefficace nella corretta ed efficiente gestione delle risorse idriche. Un problema, questo, non solo calabrese, come dimostrano le numerose procedure d’infrazione aperte dall’Ue. «Ci sono diverse ragioni per le quali riteniamo che questa riforma non solo sia positiva per la Calabria ma possa diventare un modello di riferimento per altre regioni» spiegano i dirigenti della Dg Politiche regionali (Dg Regio) dell’esecutivo europeo a cui nelle scorse settimane il presidente della giunta regionale, Roberto Occhiuto, ha presentato il piano nel dettaglio in occasione di un incontro con la commissaria Elisa Ferreira.

Integrazione tra riforme del Pnrr e fondi di coesione

«Il primo motivo – spiegano alla Dg Regio, la direzione generale che sovrintende al Fesr, Fondo europeo di sviluppo regionale – è che si tratta di una riforma inserita nel Pnrr Italia ed è una delle poche riforme su cui noi abbiamo molto insistito durante il negoziato del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano». È uno degli esempi (finora non molti per la verità, ndr) di integrazione e complementarità tra i fondi di NextGeneration Eu, cioè il Pnrr, e i fondi strutturali, in questo caso il Fesr.

In Calabria, alla tutela del territorio e della risorsa idrica la missione M2 del Pnrr destina più di 550 milioni di euro, a cui si aggiungono altri 100 milioni del Programma regionale 21-27 finanziato con il Fesr e il Fondo sociale europeo Plus. Sotto il “cappello” del Pnrr i progetti di tutela del territorio e delle risorse idriche in Calabria sono in tutto 2840. Sulla piattaforma ReGIS, a luglio scorso ne risultavano conclusi solo 11 (ultimo dato disponibile online).

I benefici di una gestione regionale

Nella valutazione positiva della Commissione pesa anche l’esperienza del passato. «In Calabria, ma non solo, la gestione al livello comunale dei progetti in questo settore era molto problematica, non si riusciva a portarli a termine, non si andava da nessuna parte. Spesso – sottolineano i funzionari della Dg Regio – abbiamo sperimentato in altri paesi europei che quando c’è una aggregazione della gestione ad un livello superiore, nel caso della Calabria a livello regionale, si ottengono diversi benefici. I progetti diventano più interessanti e riescono ad attrarre competenze, cioè personale qualificato. C’è inoltre una maggiore coerenza tra progetti che di comuni diversi, mentre prima erano scollegati uno dall’altro anche se interessavano lo stesso bacino di utenza. In altri termini, il potenziale di sviluppo ha maggiori possibilità di tradursi in effetti concreti». L’operatore unico, secondo Bruxelles, è dunque una struttura che dovrebbe (o potrebbe) permettere alla Calabria di attrarre imprese serie e strutturate, in termini di competenze e capacità, in definitiva in grado di realizzare le opere.

La Calabria sta facendo da apripista

«Il finanziamento serve a realizzare le opere, questo per noi è importante. Sembra scontato, si tratta di un obiettivo fondamentale ma è bene ricordarlo» dicono i funzionari europei. «Purtroppo abbiamo sperimentato troppe volte che è molto difficile che ciò avvenga se la gestione è a livello comunale». Il nuovo assetto «prevediamo possa portare alla chiusura di tutte le procedure d’infrazione, abbastanza costose per le finanze pubbliche». Le procedure riguardano soprattutto il mancato trattamento o il non corretto trattamento delle acque reflue. «È molto importante che una regione del Sud stia facendo da apripista in una riforma prevista dal Pnrr per l’intero Paese – dicono –. Anche per questo riteniamo che sia un modello replicabile anche altre regioni, a cominciare dalla Sicilia» la cui situazione non è molto dissimile da quella calabrese.

Fonte: Il Sole 24 Ore