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Calano le azioni disciplinari contro i magistrati, 24 le condanne del Csm
Potrebbe essere una delle ultime fotografie di un mondo in via di sparizione. Quello degli illeciti disciplinari contestati da Procura generale della Cassazione e ministro della Giustizia e decisi dalla sezione specializzata del Csm. Se e quando la riforma costituzionale voluta da Governo e maggioranza sulla separazione delle carriere andrà in vigore, infatti, il quadro di diritto e di fatto cambierà radicalmente. Ai due Csm, uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri, verrà sottratta proprio la funzione disciplinare per affidarla a un’Alta corte.
Le notizie di illecito
Intanto, i dati contenuti nella Relazione del Procuratore generale della Cassazione, Michele Salvato, depositata in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, permettono di fare il punto della situazione. Nel 2024 il numero di notizie di illecito sopravvenute è stato di 1.715 di cui 1.115 sono poi state archiviate, perchè non circostanziate o pretestuose, con motivazione sintetica come previsto dalla disciplina interna alla Procura dal 2020.
Le azioni avviate
L’azione disciplinare, che può essere promossa dal Procuratore generale o dal Ministro della giustizia, deve concludersi entro due anni. Nel 2024 il numero delle azioni disciplinari avviate è stato pari a 80, in diminuzione rispetto al 2023 e in calo, anche, rispetto alla media del quinquennio precedente (pari a 114 richieste sopravvenute all’anno). Aumenta invece del 16,7% il numero dei procedimenti definiti, passando da 84 nel 2023 a 98 nel 2024.
Chi ha promosso l’azione
Particolarmente significativi i dati sul soggetto promotore dell’azione disciplinare a fronte delle recentissime polemiche tra magistratura e ministro, con quest’ultimo polemico in Parlamento sui pubblici ministeri superpoliziotti, autori di clonazioni di fascicoli e protagonisti di indagini pretestuose con disastri finanziari annessi e le toghe a replicare (al netto della richiesta di apertura pratica a tutela dell’ordine giudiziario da parte dei consiglieri togati del Csm) che il ministro avrebbe dovuto procedere più a contestazioni disciplinari piuttosto che indulgere alla polemica.
Ebbene, il totale delle azioni disciplinari proposte nel 2024 si compone per il 33,8% di richieste del ministro (pari a 27, nell’anno precedente erano state 24) e per il 66,3% di richieste del Procuratore generale (53, con una diminuzione del 19,7% rispetto alle 66 del 2023). Nel quinquennio 2019-2023 la media delle azioni disciplinari annue del Procuratore generale era stata pari a 73.
Fonte: Il Sole 24 Ore