Calcio, Chelsea venduto per 5 miliardi di euro: finisce l’era di Roman Abramovich
Con la cessione del Chelsea, formalizzata nelle ultime ore, dopo un’asta durata quasi due mesi, finisce un’epoca della Football Industry. Epoca che cominciata nel 2003, quando Roman Abramovich si era assicurato il club londinese per farne una delle potenze del calcio globale a suon di petro-rubli, avviando nel contempo l’accelerazione di quel processo di legittimazione in Occidente degli oligarchi russi vicini a Vladimir Putin che, dopo l’invasione dell’Ucraina, gli si è ritorto contro.
La nuova proprietà americana
La notizia dell’accordo è stata confermata dal club in una nota. Il valore dell’operazione è pari a 4,25 miliardi di sterline, circa 5 miliardi di euro. «Il Chelsea Football Club può confermare che sono stati concordati i termini per un nuovo consorzio di proprietà – guidato da Todd Boehly, Clearlake Capital, Mark Walter e Hansjoerg Wyss – perché acquisisca il club. La vendita dovrebbe concludersi a fine maggio, fatte salve tutte le necessarie approvazioni normative». L’acquisto del club costerà ai nuovi proprietari 2,5 miliardi di sterline e altri 1,75 miliardi saranno destinati alla ristrutturazione dello stadio – lo storico Stamford Bridge, che ha una capienza da oltre 41mila posti e dovrebbe essere ampliato –, al potenziamento della squadra femminile e dell’accademia e al sostegno della Chelsea Foundation. Tra gli impegni della nuova proprietà dovrebbe esserci anche quella che i media inglesi hanno ribattezzato clausola anti-Glazer, la famiglia statunitense proprietaria del Manchester United, per cui i nuovi proprietari del Chelsea non potranno distribuire dividendi né cedere quote azionarie o ricoprire ruoli operativi retribuiti per i primi dieci anni della loro gestione. Tutte condizioni poste dal Governo di Boris Johnson.
Le cordate sconfitte
La cordata guidata da Todd Boehly, che già detiene il 20% dei Los Angeles Dodgers, storica franchigia della Major league baseball, e quote dei Los Angeles Lakers della Nba, aveva acquisto pochi giorni fa il diritto alla trattativa esclusiva con Abramovich superato la concorrenza di altre due gruppi Usa guidati rispettivamente da Stephen Pagliuca, co-proprietario dei Boston Celtics e nuovo azionista di maggioranza dell’Atalanta, e i co-proprietari dei Philadelphia 76ers, Josh Harris e David Blitzer. In extremis anche Sir Jim Ratcliffe, miliardario a capo del colosso petrolchimico Ineos, rivendicando di essere l’unico britannico in campo, aveva tentato di inserirsi nella corsa mettendo sul tavolo un’offerta da 5 miliardi di euro (di cui tre da devolvere alle vittime del conflitto in Ucraina).
Le sanzioni
Il governo di Boris Johnson il 10 marzo scorso aveva bandito Abramovich dal paese per essere “collegato a una persona coinvolta nella destabilizzazione dell’Ucraina”, ovvero il presidente Putin, “con cui ha avuto una stretta relazione per decenni” che ha portato a “benefit finanziari o materiali” inclusi “i contratti ottenuti in vista del Mondiale 2018”, organizzato proprio dal Mosca. I beni dell’oligarca russo sono stati congelati, incluso il Chelsea, a cui è stata concessa una licenza speciale per poter operare e giocare fino al 31 maggio con l’obiettivo di “proteggere i suoi leali fan”. A nulla è valdo ad Abramovich era stato chiamato come mediatore al tavolo delle trattative di pace (subendo anche un tentativo di avvelenamento insieme ad alcuni funzionari ucraini, un giallo mai del tutto chiarito). Il Chelsea ha ora confermato che le somme saranno depositate in un conto bancario congelato nel Regno Unito e che Abramovich, attualmente soggetto a sanzioni del governo britannico, donerà tutti i proventi a cause di beneficenza.
La rinuncia al prestito
Nel ventennio russo il Chelsea ha accumulato vittorie sul campo alzando nel 2021 la Champions League e vincendo nel 2022 il campionato del mondo per club, ma anche bilanci in rosso per oltre 900 milioni di sterline. Abramovich poi fin dagli esordi ha foraggiato il club con prestiti, anziché immettere capitale. Una somma che nel 2021 era pari a 1,5 miliardi di sterline. L’oligarca russo ha confermato tuttavia che non avrebbe preteso la restituzione dei crediti. Alcuni media inglesi infatti nei giorni scorsi avevano fatto trapelare la sua intenzione di rinnegare questa promessa per complicare il procedimento della cessione. Per la quale adesso occorrerà soltanto attendere le autorizzazioni (a questo punto scontate) del Governo inglese e della Premier League.
Fonte: Il Sole 24 Ore