
Campari fa i conti con i dazi: impatto da 100 milioni sul 2025
Davide Campari chiude il 2024 con un leggero incremento delle vendite (+2,4% a 3,07 mliardi), confermando la flessione nell’Ebit rettificato, che chiude 2,5 punti percentuali sotto il livello del 2023, a quota 605 milioni (il 19,7% dei ricavi). Risultati «positivi, considerando un anno sfidante come il 2024» ha spiegato Simon Hunt, alla guida del Gruppo da due mesi. Anche il 2025, però, si annuncia con molti venti contrari, a partire dai dazi decisi dall’amministrazione Trump (per le importazioni da Messico, Canada ed Europa verso gli Usa) che, secondo i calcoli dell’azienda, impatteranno per circa 90-100 milioni di euro, escluse eventuali azioni di mitigazione. Anche per questa ragione, il 2025 sarà un anno di transizione, con una «crescita delle vendite ancora moderata e con un miglioramento del trend nella seconda metà dell’anno»: ci si attende in particolare un phasing delle vendite a causa della calendarizzazione della Pasqua, che genererà una decrescita low-single digit dovuta principalmente ai mercati europei. Si prevede poi che l’Ebit rettificato organico rimanga «invariato nell’anno», mentre «il trend del margine lordo sarà determinato dall’evoluzione del mix di vendita». Il programma di contenimento dei costi, come annunciato, è atteso portare un beneficio di circa 50 punti base sulle vendite nette del 2025, concentrato soprattutto nella seconda metà dell’anno» e di conseguenza anche la performance dell’Ebit rettificato dovebbe dispiegarsi soprattutto nel secondo semestre. A differenza di quanto fatto da alcuni competitor, però, Campari non cambia le previsioni di medio termine (formulate lo scorso ottobre): l’aspettativa è conitnuare a ottenere una sovraperformance rispetto ai competitor e guadagnare quote di mercato, con un graduale ritorno a una crescita organica delle vendite mid-to-high single digit in un contesto macroeconomico normalizzato, escludendo l’impatto di potenziali dazi. L’incremento della marginalità dell’Ebit sarà supportata dalle iniziative aziendali chiave, che genereranno un beneficio complessivo di 200 punti base nei costi di struttura sulle vendite nette nei prossimi tre anni entro il 2027. L’indebitamento finanziario netto a fine anno è di 2.377 milioni rispetto ai 1.854 milioni dell’anno precedente, riflette principalmente l’impatto netto delle acquisizioni (577 milioni) e altri impatti parzialmente compensati dal trend positivo di free cash flow (173 milioni). Confermata la cedola a 0,065 euro per azione. Proposto il nuovo board per il prossimo triennio, con la conferma dei membri uscenti (compreso l’ex ceo Bob Kunze Concewitz in qualità di amministratore non esecutivo) e il nuovo ingresso di Emma Marcegaglia.
Nel dettaglio, le vendite nelle Americhe (45% delle vendite totali del Gruppo) sono cresciute del 4% nel 2024, con il mercato principale degli Stati Uniti che è rimasto stabile con una continua sovraperformance di Espolòn (+12%) e di Aperol (+11%). In Emea (48% delle vendite) le vendite nette sono cresciute del +3% nel 2024 registrando una sovraperformance nei dati di sell-out1 in Europa. L’Italia ha registrato un calo del 4% con una performance che si è stabilizzata nel quarto trimestre “a seguito di un periodo difficile influenzato da condizioni metereologiche, dispute commerciali e riduzione delle scorte da parte dei grossisti”, si legge in una nota. In Asia Pacifico (7% delle vendite) le vendite nette sono diminuite del 6% nel 2024. Per quanto riguarda i brand, House of Aperitif (43% delle vendite) ha registrato una crescita del 6% nel 2024 con una solida crescita nel quarto trimestre dopo una sfidante stagione di picco. Aperol è cresciuto del 5%, guidato dalle Americhe. House of Whiskey and Rum (14% delle vendite) ha registrato un calo del 6% nel 2024. Wild Turkey e Russell’s Reserve sono stati impattati da una performance debole nel mercato principale degli Stati Uniti e in Australia, compensando la crescita a doppia cifra in Giappone e in altri mercati europei. House of Agave (10% delle vendite) ha registrato una crescita del 10% nel 2024, mentre House of Cognac and Champagne (8% delle vendite) è cresciuta del 2%. Courvoisier, che è nel perimetro e sarà incluso nella crescita organica a maggio 2025, ha registrato vendite nette per 75 milioni con progressivi investimenti negli Stati Uniti e la definizione di piani in corso per l’Asia Pacifico. Infine, i marchi locali (25% delle vendite) hanno registrato un calo dell’1%.
Fonte: Il Sole 24 Ore