Cannes: il ritorno di Francis Ford Coppola con l’ambizioso “Megalopolis”
Il ritorno più atteso del Festival di Cannes: quarantacinque anni dopo la Palma d’oro vinta con “Apocalypse Now” e quindici dopo l’apertura della Quinzaine des Réalisateurs con “Segreti di famiglia”, Francis Ford Coppola sbarca sulla Croisette con uno dei film più attesi dell’anno, “Megalopolis”.
Gigantesco progetto che Coppola ha iniziato ad abbozzare più di quarant’anni fa, il film ha avuto una storia produttiva decisamente travagliata che ha portato il grande regista di capolavori come “Il Padrino” e “La conversazione” (con cui aveva vinto la sua prima Palma d’oro nel 1974) a prendere in prima persona le redini del progetto anche dal punto di vista finanziario.Protagonista è Adam Driver nei panni di Cesar, un architetto di New Rome (una sorta di New York decisamente allucinata) che ha un piano utopistico per ricostruire la città dopo una catastrofe che l’ha distrutta completamente. Il suo sogno, innovativo e determinato nel voler costruire una metropoli del tutto nuova, verrà però ostacolato da alcuni degli uomini più potenti della città.
È semplice collegare l’estrema ambizione del sognatore al centro di questa pellicola con la figura di Coppola, autore unico nella storia del cinema, che ha sempre gettato il cuore oltre l’ostacolo, firmando pellicole tanto titaniche quanto rischiose nel corso della sua lunga carriera.Sono passati tredici anni dall’ultima volta che Coppola ha diretto un lungometraggio (era “Twixt” nel 2011) e qui si torna a sentire tutta la sua furia stilistica, che l’ha reso uno dei grandi nomi del cinema della cosiddetta New Hollywood.
Grandi idee e qualche caduta
Fatica un po’ a carburare “Megalopolis”, film in cui Coppola mette tantissima carne al fuoco, finendo per risultare a tratti indigesto, quantomeno nella prima parte.Numerosi effetti visivi si rivelano grossolani e non mancano diverse cadute narrative in questa produzione così estrema ed eccessiva che i momenti da “prendere o lasciare” sono numerosi.Nella seconda parte, però, la pellicola cresce esponenzialmente di livello grazie ad alcune notevoli idee estetiche e filosofiche, in cui si può ritrovare il Coppola dei tempi d’oro. Il regista paragona gli Stati Uniti all’Impero Romano e dà vita a un lungometraggio spinto da una libertà totale, tanto da rappresentare un’esperienza di visione sostanzialmente unica nel cinema contemporaneo.
Lavoro molto complesso, anche in termini commerciali, “Megalopolis” è una sorta di lungo sogno del suo autore, in cui si percepisce tutto il trasporto emotivo che Coppola ha inserito, ma che l’ha portato ad azzardare eccessivamente, finendo per alternare passaggi potentissimi ad altri decisamente da dimenticare.Resta in ogni caso un film-evento, capace di generare numerose interpretazioni – nel bene e nel male – e, nonostante tutto, può tranquillamente bastare.
Fonte: Il Sole 24 Ore