Canone Rai: confermato il taglio da 90 a 70 euro

Anche per l’anno prossimo, il canone Rai, in base alla nuova legge di bilancio, resterà nella sua versione ridotta a 70 euro già stabilito con la scorsa legge di bilancio varata alla fine dell’anno scorso. Una decisione che «va contro quello che ci chiede l’Europa», avverte il consigliere di Viale Mazzini Roberto Natale, ricordando che il Media Freedom Act stabilisce per le tv di servizio pubblico «risorse finanziarie adeguate», «tali da salvaguardare l’indipendenza editoriale».

Mancati introiti compensati nel 2024 con un contributo di 430 milioni

Cavallo di battaglia della Lega, la manovra varata alla fine del 2023 ed entrata in vigore a gennaio di quest’anno aveva previsto una riduzione, ma solo per quest’anno, del Canone Rai da 90 a 70 euro (7 euro al mese per dieci mesi contro i 9 euro precedenti). I mancati introiti per la Rai sono stati compensati con un contributo di 430 milioni per il 2024, erogato in tre rate di pari importo a gennaio, marzo e giugno, «per il miglioramento della qualità del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale su tutto il territorio nazionale».

Stallo sulla presidenza Rai

Intanto è ancora stallo sulla presidenza Rai, con la maggioranza che diserta nuovamente in blocco la seduta della Vigilanza chiamata a ratificare la nomina di Simona Agnes, mandando a vuoto la plenaria. Una data di riconvocazione ancora non c’è, ma tutto fa pensare che si slitti almeno di un paio di settimane: i lavori parlamentari si fermeranno, infatti, per le regionali in Liguria del 27 e 28 ottobre. Al via libera ad Agnes, indicata dal Tesoro, mancano almeno due voti per raggiungere il previsto quorum dei due terzi: l’opposizione – a San Macuto compatta – è schierata contro la candidatura, il centrodestra preferisce di fatto allungare i tempi, puntando a raggiungere il sostegno necessario.

La protesta dell’opposizione

Protesta l’opposizione, gridando all’“attacco alla democrazia parlamentare”, mentre Forza Italia fa quadrato attorno ad Agnes, accusando la minoranza di “boicottare il confronto”. Va avanti così un braccio di ferro tra centrodestra e centrosinistra, con veti incrociati e sedute deserte. Il timore della minoranza, in particolare del Pd, è che sui futuri equilibri possano pesare le nomine alle testate, attese probabilmente già a novembre sul tavolo del Cda. Oltre a Rainews, Tgr e Rai Sport che presumibilmente resteranno nell’area della maggioranza, è da assegnare la guida del Tg3 dopo il passaggio Mario Orfeo alla direzione di Repubblica: in pole position ci sarebbero Bruno Luverà o Senio Bonini, nomi in orbita M5s, anche se la partita è ancora tutta da giocare.

Fonte: Il Sole 24 Ore