Caos treni, sulla Roma-Milano 4 volte i treni di Berlino -Monaco. Ecco le 12 tratte nere per i pendolari
Un record di cantieri, 1200 se ne contano oggi, aperti dal Pnrr sui 24.567 km di binari che collegano l’Italia da Nord a Sud e da Est a Ovest, per 16.800 km circa di ferrovie in esercizio che con i 9mila treni al giorno attraversano 2200 stazioni. Lo straordinario sforzo di riammodernamento della rete insieme all’apertura di nuove tratte è l’imputato numero uno nella stagione nera del trasporto ferroviario, con ritardi, malfunzionamenti e guasti che si ripetono in una sequela senza fine sulla rete dello Stivale. Ma la questione, dicono gli esperti, è molto più complessa e chiama in causa tra le altre cose un ingolfamento dei servizi con un numero eccezionale di collegamenti sul quale, come si dice da tempo e confermata poi anche in occasione della presentazione del nuovo piano industriale, il Gruppo Fs starebbe ragionando nell’ottica di una razionalizzazione dei collegamenti anche puntando sull’allungamento dei tempi di percorrenza. Questo nelle intenzioni. Perché a oggi non risulta alcun piano di tagli dei convogli sui tavoli di Fs. Resta il fatto però che sulla rete viaggino moltissimi treni sono i numeri a dirlo, soprattutto nei nodi centrali di Milano e Roma, dove non a caso si verificano i disservizi maggiori. “L’Italia, grazie alla liberalizzazione, è il paese che vede una frequenza altissima di treni AV e questo è un beneficio per il consumatore – spiega Andrea Giuricin, docente alla Bicocca ed esperto di economia dei trasporti -. Al tempo stesso, mentre la linea AV non è congestionata, alcuni punti della rete lo sono. Ad esempio la stazione di Roma Termini o Milano Centrale e per questo c’è la necessità di prioritizzare il traffico secondo criteri socio-economici”.
Le tratte ingolfate
Sulla tratta Roma-Milano, secondo i dati elaborati da Giuricin, transita la bellezza di 158 treni al giorno. Un numero esorbitante ma che di per sé non dice molto dei volumi reali. Per capirne la grandezza bisogna paragonarli ai treni che collegano le principali capitali europee e che plasticamente fanno balzare l’Italia al podio della classifica nel collegamento tra la capitale d’Italia e la città della madonnina. Tutti i giorni sono “solo” 90 i treni che in Spagna collegano Madrid a Barcellona, mentre sulla Parigi-Lione transitano 60 convogli. I treni di Roma-Milano sono circa 4 volte quelli che viaggiano sulla tratta Berlino-Monaco: 38 treni al giorni, dodici di più di quelli che sfrecciano tra Londra e Parigi attraverso il tunnel sottomarino. In Italia le strozzature nel nodo della stazione Termini riguardano in larga parte i treni regionali: qui il traffico è per il 30% dei convogli dell’alta velocità e per un altro 60% di quelli pendolari. E proprio sui regionali sulle linee dello Stivale sono 12 le tratte più critiche.
I treni pendolari
Il sistema ferroviario di Torino, l’Alessandria-Mortara-Milano, Vicenza-Schio, Torino-Cuneo-Ventimiglia/Nizza al Nord, la Firenze-Pisa, Roma Nord e Roma Lido al Centro, l’Avellino-Benevento, la ex Circumvesuviana, le ferrovie della Calabria e la Catania-Caltagirone-Gela: eccoli i 12 collegamenti che secondo i comitati sentiti da Legambiente e raccolti poi nel rapporto Pendolaria 2025 uscito a dicembre scorso rappresentano le tratte “peggiori d’Italia”. “Ritardi, avarie, soppressioni, tagli, sovraffollamenti, hanno segnato le giornate senza tregua”, riferisce il rapporto. E ancora si parla di “un preoccupante peggioramento negli ultimi mesi dei livelli di efficienza e puntualità”. Il rapporto di Legambiente fa le pulci anche alla differenza tra i servizi al Nord e quelli nel Mezzogiorno evidenziando come “le corse dei treni regionali in Sicilia e in Calabria sono ogni giorno rispettivamente 469 e 280 contro le circa 2.200 della Lombardia, benché i residenti in questa regione siano solo il doppio di quelli in Sicilia (rispettivamente 10 e 5 milioni), in una regione comunque di estensione inferiore a quella dell’isola”. E ancora “in Calabria la flotta dei rotabili è composta da 93 treni regionali (tra Trenitalia e Ferrovie della Calabria), mentre in Sicilia sono 128 (Trenitalia e Circumetnea)”. Numeri “lontanissimi dalle flotte di regioni quali la Toscana (252) o l’Emilia-Romagna (217)”.
La sicurezza
Si intreccia con i ritardi, i guasti e i disservizi ma ha un peso sociale (ed economico) notevolmente più di impatto: è il tema della sicurezza che secondo l’Era (European Railways Agency, l’agenzia della Commissione europea che vigila sulla sicurezza sui binari) costa ai Ventisette circa 4 miliardi di euro l’anno, 2,5 miliardi per gli incidenti mortali, pari al 65% del totale. In vetta alla classifica l’Europa orientale con in testa Cecoslovacchia che sfonda il tetto di 800 milioni di euro e la Polonia che si attesta sotto i 600 milioni. E l’Italia? Il nostro paese “paga” per l’incidentalità un conto di poco meno di 300 milioni di euro l’anno secondo una stima riferita al 2022. Secondo il rapporto il fenomeno più in aumento in assoluto sono gli incendi del materiale rotabile che tra il 2021 e il 2022 sono aumentati di ben il 53%, così come le collisioni tra treni che registrano un aumento del 29%. In netto calo il deragliamento dei treni scesi del 20 per cento. Dei 20 tra deragliamenti e collisioni registratri nel 1991 e 1992 nel 2022 se ne sono verificate sei in tutta Europa. In ogni caso, sottolinea Era, quello ferroviario resta tra i più sicuri mezzi di trasporto, con un’incidenza di 0,077 per miliardi di passeggeri-km contro i 2.603 di chi si muove in auto.
Fonte: Il Sole 24 Ore