Capri Holdings-Tapestry: salta ufficialmente la fusione tra i big americani. Il nodo Versace

Dopo il recente stop all’operazione imposto da una giudice del Tribunale Federale di New York per scongiurare il rischio di monopolio, salta definitivamente l’operazione di fusione tra Capri Holdings (Michael Kors, Versace e Jimmy Choo) e il gruppo Tapestry (Coach, Kate Spade e Stuart Weitzman). Un deal che, annunciato nell’estate 2023, valeva 8,5 miliardi di dollari.

I due player hanno risolto di comune accordo l’accordo di fusione, nel migliore interesse di entrambe le società. La scadenza dell’accordo di fusione (il 10 febbraio prossimo, ndr), infatti, era sempre più vicina e difficilmente entro quella data l’operazione avrebbe ottenuto le approvazioni normative statunitensi previste.

«Con la risoluzione dell’accordo di fusione, ora ci stiamo concentrando sul futuro di Capri e delle nostre tre iconiche maison di lusso – ha dichiarato John D. Idol, presidente e ad di Capri Holdings, in una nota. Il manager si è detto «fiducioso nel potenziale di crescita a lungo termine di Capri per numerose ragioni. In primo luogo, abbiamo un incredibile portafoglio di maison di lusso, ciascuna con la propria ricca tradizione, un dna esclusivo e una forte fedeltà dei consumatori. In secondo luogo, abbiamo una solida rete di distribuzione su cui costruire. Con oltre 1.200 punti vendita di lusso gestiti direttamente a livello globale, uniti alla nostra solida piattaforma digitale, abbiamo una solida struttura per il futuro. Inoltre, la nostra vasta rete wholesale funge da importante canale per raggiungere i consumatori in aree in cui non abbiamo i nostri negozi. In terzo luogo, abbiamo il team di gestione, il talento del design e una forza lavoro globale di 15mila dipendenti per eseguire con successo le nostre iniziative. In quarto luogo, abbiamo la forza finanziaria per implementare le nostre strategie».

La sentenza che ha messo in stand by l’accordo

L’operazione aveva avuto una messa a punto complessa il cui penultimo capitolo, lo scorso 25 ottobre, aveva visto il tribunale federale di Manhattan bloccare il deal (già approvato invece in Europa) a causa del rischio di monopolio. I due gruppi, infatti, secondo la giudice Jennifer Rochon si posizionerebbero entrambi nel “lusso accessibile” (nella quale rientrano i due brand ammiraglia: Coach e Micheal Kors, ndr) concentrando in un unico conglomerato il 59% di questa fascia di mercato:« i due attori della fusione sono stretti competitor e dall’operazione scaturirebbe una perdita di concorrenza diretta», aveva scritto Rochon nella sentenza. La decisione era giunta al termine di un procedimento innescato dalla Federal Trade Commission (Ftc), l’autorità americana per la concorrenza che aveva intrapreso un’azione legale per impedire questa fusione, destinata a creare un colosso della moda.

Capri Holdings, secondo trimestre in calo del 16,4%

Capri Holdings ha chiuso secondo trimestre dell’anno fiscale 2025 con ricavi per 1,08 miliardi di dollari, in calo del 16,4% sia a cambi correnti sia costanti. Allargando il focus al primo semestre, i ricavi complessivi sono stati a 2,14 miliardi di dollari, contro i 2,5 dell’anno precedente (-15%). Sul versante della redditività, nel trimestre Capri Holdings ha registrato un utile netto di 24 milioni di dollari, contro i precedenti 90 milioni del secondo trimestre 2024. L’utile netto rettificato è invece ammontato a 77 milioni di dollari, sui 133 del Q2 dello scorso anno.

Fonte: Il Sole 24 Ore