Carburanti, no all’aumento delle accise per l’autotrasporto. I consumatori: sarà stangata per gli automobilisti

L’allineamento delle accise sui carburanti continua a sollevare polemiche. E non basta che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, assicuri che «gli autotrasportatori hanno una disciplina specifica e non sono interessati dal cosiddetto allineamento delle accise». Perché la dichiarazione, a margine del voto alla Camera sul piano strutturale di bilancio che contiene la misura, non basta a sopire il malontento. «Ne consegue che gli unici ad essere interessati dalla misura rischiano di essere gli automobilisti, i quali dovranno fare i conti con rialzi dei prezzi dei listini alla pompa e aggravi di spesa per i rifornimenti», attacca il Codacons.

Il Codacons: dalle accise fino a 7,5 miliardi l’anno di rincari

«I consumatori italiani sono in allarme, perché l’intervento sulle accise rischia di essere interamente scaricato sui cittadini, gli unici che pagheranno il prezzo di un eventuale rialzo della tassazione sui carburanti – afferma il presidente Carlo Rienzi – Per questo chiediamo oggi al governo di convocare le associazioni dei consumatori per illustrare le misure allo studio in tema di accise ed evitare che ancora una volta gli automobilisti italiani siano usati come uno sportello Bancomat dallo Stato». Sul tema delle accise “il governo gioca col fuoco”, sottolinea l’associazione dei consumatori: l’incremento della tassazione sui sul gasolio «innescherebbe un effetto domino con rialzi di prezzi e tariffe in tutti i settori, e una conseguente riduzione dei consumi da parte delle famiglie» arrivando a costare alle famiglie italiane ben 7,5 miliardi di euro all’anno in termini di maggiori costi di rifornimento e rincari dei prezzi al dettaglio. «Le famiglie – continua il Codacons – reagirebbero ai rialzi dei listini contraendo i consumi, già oggi in fase di stallo, con conseguenze disastrose per la nostra economia».

Per l’Unc si tratta invece di «un’ottima notizia» perché «i maggiori costi degli autotrasportatori sarebbero stati traslati sul prezzo finale dei prodotti trasportati, ossia sarebbero stati pagati dai consumatori, con effetti deleteri sull’inflazione» ma «non vorremmo che, con la scusa di garantire il raggiungimento della strategia di transazione energetica e ambientale, si facesse cassa, incassando soldi facili sulle tasche degli automobilisti, rimpinguando la casse dell’erario».

«Le dichiarazioni del Ministro competente sul tema delle accise non forniscono un quadro chiaro di quelle che sono le scelte del Governo», osserva il presidente Unatras Paolo Uggè. «Non è vero che tale decisione discenda da un obbligo imposto dall’Unione Europea. La responsabilità ricade interamente sul Governo italiano che aumenta le tasse su una categoria fondamentale per l’economia nazionale. Questo non è accettabile, così come è insolito il mancato confronto con le rappresentanze delle categorie interessate», sottolinea.

Assotir: governo non crei tensione tra operatori

Assotir respinge con fermezza il tentativo del governo di “spaccare” la categoria degli Autotrasportatori, modulando l’intervento sulle accise del gasolio per favorire alcuni addetti e penalizzarne altri. «Le varie dichiarazioni sulle intenzioni del governo in tema di accise sul gasolio per l’autotrasporto – commenta Anna Vita Manigrasso, presidente nazionale dell’associazione – stanno creando ulteriori tensioni tra gli operatori, e sembrano adombrare l’ipotesi di riservare trattamenti diversificati all’interno della stessa categoria». «Dalle varie notizie emerse in queste ore – aggiunge Claudio Donati, Segretario Generale dell’Associazione – il governo sembra intenzionato a adottare misure che colpiscano i veicoli di piccola portata, al di sotto delle 7,5 tonnellate, e quelli con motorizzazioni più vecchie, che tuttavia rappresentano oltre la metà del parco veicolare nazionale. Deve essere chiaro che qualsiasi ipotesi di dividere la categoria, penalizzandone una parte, seguendo la logica dei ‘figli e figliastri’ è per noi inaccettabile. Perché è tutto il settore che soffre: qui non ci sono né extraprofitti aziendali, né aree su cui raschiare il fondo del barile per fare cassa. C’è un settore imprenditoriale in fortissima sofferenza che non può accettare ulteriori balzelli». «Il governo ci convochi immediatamente – chiede Manigrasso – e dica con chiarezza quello che vuole fare. Il tempo dei giri di valzer è finto. Siamo contrari allo scontro, ma non siamo disposti ad accettare misure penalizzanti impresentabili. Ci auguriamo che il governo voglia prendere sul serio la cosa, senza pericolose sottovalutazioni. Altrimenti ognuno si assumerà le proprie responsabilità».

Fonte: Il Sole 24 Ore