Carburanti, slitta ancora la riforma: ecco perché serve un riassetto ai 22mila impianti italiani

Per la riforma del settore che il governo avrebbe voluto far approvare dall’ultimo Consiglio dei ministri e che, invece, è ancora slittata a causa delle resistenze dei sindacati dei benzinai, bisognerà aspettare. Ma il sistema italiano della distribuzione carburanti, che poggia su poco più di 22mila punti vendita sulla rete stradale ordinaria e 450 su quella autostradale, necessita ormai da tempo di un riassetto che metta ordine tra inefficienze ed eccessiva parcellizzazione degli impianti.

Il confronto con gli altri Paesi europei

D’altro canto i numeri forniti dall’Unem (l’Unione energie per la mobilità) fotografano molto bene il gap tra la rete italiana e quelli dei Paesi vicini e mostrano come la polverizzazione delle stazioni di servizio sia un dato di fatto. Secondo il check dell’Unem, nel 2022 (ultimo confronto disponibile) l’Italia disponeva di 22.187 punti vendita con un erogato medio di 1.370 metri cubi e un numero di vetture per punto vendita pari a 1.812 contro i 14.069 impianti della Germania (erogato a quota 3.641 metri cubi e rapporto tra vetture e punti vendita di 3.764). Sulla stessa linea anche la Francia (10.609 impianti, erogato medio tra i più alti in Europa, pari a 3.990 metri cubi, dietro solo al Regno Unito, e rapporto auto/impianti pari a 3.509) e la Spagna con 11.734 stazioni, 2.275 metri cubi di erogato medio e 2.160 come rapporto tra vetture e punti di vendita.

Il 20% degli impianti eroga meno di 400mila litri l’anno

Insomma, la rete italiana risulta particolarmente ridondante e, come ha ricordato anche il presidente dell’Unem, Gianni Murano, durante l’ultima assemblea annuale dell’associazione, lo scorso luglio, «presenta un numero eccessivo di punti vendita a basso erogato». Anche qui i numeri sono impietosi, come ha evidenziato Murano: «Oggi circa il 20% dei punti vendita eroga meno di 400.000 litri/anno con ricavi lordi per il gestore stimati tra i 15mila e i 30mila euro/anno, e solo il 5% ha erogati superiori a 3,5 milioni di litri, che è il valore medio distribuito da paesi come Germania, Francia e Regno Unito con meno della metà dei nostri impianti».

La parcellizzazione favorisce l’illegalità

Il numero uno dell’Unem ha giustamente evidenziato come l’insostenibilità economica di taluni punti vendita e l’eccessiva polverizzazione «favorisca inoltre fenomeni di illegalità, generando al contempo una concorrenza sleale nei confronti degli altri operatori, come peraltro si legge nelle recenti conclusioni dell’indagine conoscitiva sui fenomeni di evasione dell’Iva e delle accise nel settore della distribuzione dei carburanti condotta dalla Commissione Finanze della Camera».

I divari tra le Regioni

Senza contare che ci sono anche profonde differenze a livello regionale. Le regioni del Nord Est mediamente hanno erogati superiori alla media nazionale rispetto a quelle del Centro Sud che invece lo hanno inferiore anche in relazione al numero di autovetture servite. Il valore medio nazionale dell’erogato, secondo un’indagine firmata sempre dall’Unema, è di 1.370 metri cubi a fronte dei quali Torino è su quello stesso valore, Milano si posiziona più in alto (2.080 metri cubi), Roma ha 1.512 metri cubi di erogato medio mentre Napoli è sotto l’asticella naizonale, con 1.183 metri cubi. E, come il capoluogo campano, tutto il Sud.

Fonte: Il Sole 24 Ore