«Cari amici, questo è il mio ultimo Giro». L’addio di Nibali, ultima bandiera del ciclismo italiano
Ciclismo italiano, è ora di ricominciare daccapo
Insomma, Nibali, nell’anno zero del nostro ciclismo, è stato un comodo scaccia pensieri. Un ottimo appiglio per non guardarci allo specchio. E per dirci una verità: che facciamo schifo. E che è ora di ricominciare daccapo. Come hanno fatto gli sloveni, gli inglesi, i tedeschi, gli americani. La nuova generazione dei Pogacar, quella che ha quindici anni in meno del nostro Vincenzo. Che ora in lacrime davanti alla telecamere ci dice quello che non può dire: basta, amici, ora dovete arrangiarvi. Dovete ricominciare, ma senza di me. Non vi copro più.
Il momento della commozione
È un Nibali commosso, ma onesto e sincero, quello che si mostrato senza veli davanti alla tv. Ad un certo punto, quando gli fanno vedere alcuni immagini della sua carriera, quelle più belle, al Giro, al Tour, alla Vuelta, non riesce a trattenere le lacrime.
Butta fuori tutto il rospo, quel groviglio amaro che prende alla gola quando un campione capisce che non può più fare contento il suo pubblico. E che certi traguardi, se sei davvero onesto con te stesso, ormai ti sono preclusi. «È difficile staccarsi da questa routine» aveva detto alla vigilia del Giro, perché è parte di te, una abitudine consolidata. Smettere è complicato. Anche se ti accorgi che i sacrifici per essere competitivo aumentano di giorno in giorno. Poi le malattie: «ho avuto anche il covid, la tonsillite. Forse a vent’anni le avrei patite di meno, adesso ci ho dovuto fare i conti. C’è anche la lontananza dalla famiglia. Ogni anno mi pesa sempre di più».
Sul pezzo, per l’ultima volta
All’improvviso Nibali ha un sussulto. E si ricorda, ritiro o non ritiro, che il suo compito non è ancora finito. Che deve stare sul pezzo.
«Il Giro non è finito» dice. «C’è ancora strada da fare, tifosi da non deludere. Lunedi sull’Etna abbiamo vissuto una giornata difficile per noi e per l’Astana. Ma vedremo di inventarci qualcosa nei prossimi giorni».
54 vittorie in carriera
Nell’attesa che Vincenzo ci offra ultima magia, è inevitabile riavvolgere indietro il nastro di questi ultimi 18 anni. Ripensare alla carriera di un campione che conta 54 vittorie da professionista tra cui 2 Giri d’Italia (2013 e 2016), il Tour de France (2014) e la Vuelta (2010). Con quella sua aria un po’ così, poco spavalda ma tanto seria e affidabile. Vincenzo è uno dei sette giganti ad aver vinto tutte e tre le grandi corse a tappe, cioè Giro d’Italia, Tour de France e Vuelta di Spagna. Gli altri giganti, giusto per ricordarlo, sono Anquetil, Merckx, Gimondi, Hinault, Contador e Froome.
Fonte: Il Sole 24 Ore