Carlo III. La scelta del re.

Carlo III. La scelta del re.

Quando il 14 novembre 1948 – in una Londra ancora fortemente segnata dalla guerra – nacque il primo figlio di Elisabetta, gli allibratori erano sicuri che sarebbe stato chiamato Giorgio, in omaggio al nonno Giorgio VI. Al battesimo – avvenuto il 15 dicembre 1948 – al principe, però, furono dati ben quattro nomi: Carlo, Filippo, Arturo, Giorgio. Filippo e Giorgio erano i nomi del nonno e del padre. Arturo era un nome ricorrente nell’onomastica reale, ma nessun sovrano lo avrebbe mai scelto per regnare. Chi avrebbe potuto presentarsi come un nuovo re Artù («king Arthur»)? La scelta di Carlo come primo nome colpì molto. Con esso, infatti, Elisabetta legava l’erede al trono alla tradizione nominalistica degli Stuart, che ebbero due re con questo nome.

Stuart

Sovrani sfortunati, invero: il primo decapitato ed il secondo, suo figlio, salito al trono dopo un ventennio d’esilio. La stampa dell’epoca sottolineava che gli scozzesi erano entusiasti della scelta. Ma, allo stesso tempo, era convinta – già allora – che Carlo, salendo al trono, avrebbe assunto il nome di Giorgio VII. D’altra parte i due sovrani che avevano preceduto Elisabetta salendo al trono avevano mutato nome. Edoardo VIII si chiamava, infatti, Andrea Patrizio Davide e con quest’ultimo nome era chiamato dai familiari. Giorgio VI, a sua volta, si chiamava Albert e aveva scelto Giorgio, perché riteneva che Alberto risultasse troppo tedesco alle orecchie degli inglesi. Più volte nel corso degli anni commentatori ed esperti hanno immaginato, quindi, che non vi sarebbe mai stato un Carlo III. E invece il principe di Galles ha stupito molti. Ed ha voluto proprio chiamarsi così. Certo una strizzata d’occhio alla Scozia, terra molto amata da Elisabetta e da Carlo (e da cui proveniva la nonna Elisabeth Bowes-Lyon). Ma i codici delle corti non sono semplici. Vanno interpretati.

Carlo III

E nella scelta del re è possibile trovare un sottotesto. Nel Settecento, infatti, ci fu già un Carlo III. O, almeno, un principe che pretendeva d’essere tale. Si tratta di Carlo Edoardo Stuart, il «Bonnie Prince Charles», noto anche come «the king over the water»: «il re oltre le acque». Dietro quest’affascinante soprannome sta, in realtà, una storia tragica, che ha fatto del principe un eroe romantico per generazioni di scozzesi. Quando la Glorious Revolution, nel 1688, cacciò dal trono Giacomo II Stuart, questi e i suoi eredi si stabilirono prima in Francia, poi in Italia. Fu a Roma che, nel 1720, nacque Charles Edward Stuart. Nell’estate del 1745, nel fulgore dei suoi venticinque anni, egli giunse in Scozia e si pose a capo dell’ultima guerra civile inglese. Per oltre un anno gli highlanders scozzesi guidati dal principe combatterono contro l’esercito britannico, guidato dal duca di Cumberland, figlio di Giorgio II. Tutto finì a Culloden, un villaggio vicino a Inverness, dove, dopo una serie di errori tattici e politici, le truppe scozzesi furono massacrate da quelle di Cumberland. Lo stesso principe si salvò a stento. Tornato in Italia, ormai conscio che la causa giacobita era persa per sempre, si abbandonò alla depressione e all’alcol. Nel 1766, alla morte del padre, si proclamò re ed assunse il nome di Carlo III, ma nessuno lo riconobbe, tranne pochi giacobiti ricchi di speranze e poveri di fortuna. Morì, vecchio e solo, nel 1788.

Canova

Fu sepolto a Roma, nella basilica di San Pietro, dove lo ricorda un bel monumento di Canova. Nell’aprile 2022, proprio mentre si celebravano i 275 anni della battaglia di Culloden, Alan Cochrane sulle pagine del “Daily Telegraph” ha definito Nicola Sturgeon, leader dello Scottish National Party, «as much a disaster as defeated ‘hero’ Bonnie Prince Charlie». Il primo ministro, secondo il giornalista, avrebbe illuso il popolo scozzese con promesse che non poteva mantenere e che avrebbero portato gravi danni, come due secoli prima lo sfortunato principe Stuart.

Il nuovo re è un uomo colto, che conosce bene la storia. Se ha scelto di chiamarsi Carlo III lo ha fatto non solo perché si tratta del suo nome di battesimo, ma anche per dare un messaggio. Che questo sia rivolto alla Scozia è opinione comune. Di fronte a spinte d’indipendenza rinfocolate alla scelta non condivisa della Brexit, egli ha deciso d’assumere il nome del più celebre pretendente giacobita. In tal modo ha ribadito la sua piena appartenenza alla tradizione dei re di Scozia, Stuart inclusi. In fondo la regina Vittoria aveva scritto nel suo diario «il sangue Stuart è nelle mie vene». E anche in quelle di Carlo, come questi ha voluto ribadire.

Fonte: Il Sole 24 Ore