Carol Ann Duffy: scandalosa la mia poesia? No, sorprendente

E il modo di esprimerlo?

È lo stesso. Penso che l’amore romantico, passionale, tra due persone sia lo stesso che si tratti di due donne, due uomini, un uomo e una donna. L’amore per i figli o i genitori è diverso. Molti sonetti di Shakespeare parlano di amore omosessuale, ma le persone li leggono ai matrimoni eterosessuali, perché sono universali. Il più popolare è il sonetto CXVI, nella raccolta Poesie d’amore si trova la mia versione, che porta lo stesso titolo.

La poesia è una forma di conoscenza?

È una forma di esplorazione. Quando scrivo non so qualcosa che potrei scoprire quando arrivo alla fine della poesia. Forse il lettore può dire “riconosco questo”, ma per uno scrittore è più una forma di scoperta. Trovare le parole per qualcosa che non ha parole, portare qualcosa alla luce.

Sì, è questo che volevo chiedere, la poesia dà conoscenza?

Si, ma a volte dà anche dubbi. Tutto quello che so è che non so niente.

Rivolgo l’ultima domanda ai traduttori Floriana Marinzuli e Bernardino Nera. Come è stato tradurre le sue poesie?

(Nera) Abbiamo subito colto la sua voce e trovato dei temi molto familiari, che hanno destato in noi un grande interesse. (Marinzuli) È difficile riprodurre il suono, l’aspetto sensoriale, ritmico delle poesie, abbiamo fatto un lavoro sul contenuto anche perché si è creato un dialogo a tre voci, c’è sempre stato un contatto molto diretto con Carol Ann per fugare ogni dubbio. Per queste poesie d’amore non abbiamo mirato né alla fedeltà né all’infedeltà – se ci lascia passare questi giochi di parole – ma a ricreare il processo creativo attraverso i testi in italiano. (Nera) Sono lingue molto diverse ed è stato difficile riprodurre rime, assonanze, giochi di parole. (Marinzuli) In alcuni casi abbiamo creato nuovi giochi di parole in italiano. Quello che si dice in “traduttologia” essere fedeli al testo, in poesia non ha molto senso.

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Fonte: Il Sole 24 Ore