Cartelle, per smaltire l’arretrato rispunta la cartolarizzazione

Cartelle, per smaltire l’arretrato rispunta la cartolarizzazione

Il nodo dei 1.267 miliardi di euro di cartelle esattoriali non pagate è ritornato al pettine. Era necessario – come previsto dal decreto di riforma della delega fiscale – che si insediasse la commissione di esperti che dovrà decidere come aggredire la montagna di tasse e multe non pagate dal 2000 al 2024 che affollano il magazzino di agenzia delle Entrate Riscossione (Ader). Il primo start è avvenuto ieri, quando gli esperti presieduti da Roberto Benedetti hanno messo sul tavolo il dossier per indicare le linee guida su come cancellare l’arretrato ultraventennale. Alla presenza del viceministro dell’Economia Maurizio Leo sono state avanzate le prime ipotesi. Tra queste una possibile tripartizione delle soluzioni da mettere in campo.

Nullatenenti e soggetti deceduti

Nello schema di gioco da approfondire nelle prossime riunioni la scelta potrebbe essere quella di stabilire un rating delle somme nel magazzino e suddividerle così in tre tipologie. Da un lato, gli importi che non hanno più alcuna speranza di essere riportati nelle casse degli enti creditori: il riferimento stando agli ultimi numeri disponibili del concessionario pubblico della riscossione abbraccia poco più del 28% del magazzino, che tradotto in valori assoluti vuol dire poco meno di 360 miliardi. Si tratta di ruoli intestati a soggetti deceduti e a ditte cessate o ancora a soggetti nullatenenti, cioè contribuenti su cui le verifiche in Anagrafe tributaria hanno prodotto risultati negativi su beni immobili o mobili da aggredire.

Le chance più alte di recupero

Il secondo blocco riguarda quei crediti che potrebbero dare più soddisfazione all’Erario (e agli altri enti creditori). Stiamo parlando di 100,8 miliardi, che tecnicamente sono sotto l’etichetta del «magazzino residuo» ma che più semplicemente vuol dire che possono ancora essere aggrediti dal concessionario della riscossione con buone probabilità di essere portati a casa. Per questi ruoli potrebbe risptuntare l’ipotesi della cartolarizzazione. Rispuntare perché già se ne era parlato la scorsa primavera durante i pareri parlamentari sul decreto delegato (quello che poi è diventato il Dlgs 110/2024) ma alla fine la scelta è stata quella di soprassedere. Stessa sorte ha avuto un emendamento della maggioranza al decreto fiscale collegato alla manovra. Ma anche in quella occasione si è preferito prendere tempo per valutare attentamente i costi dell’operazione che richiederebbero comunque la necessità di riconoscere una fee al soggetto prescelto per effettuare poi la messa sul mercato di quei crediti. Un’ipotesi che comunque potrebbe ritornare in auge affidando l’operazione ad Amco, società del ministero dell’Economia che avrebbe il vantaggio di non trasformare in debito eventuali cartolarizzazione dei crediti.

La spinta alla rateizzazione

Il terzo blocco riguarda quelle ipotesi che stanno in mezzo tra i due poli opposti appena indicati dell’irrecuperabilità e della recuperabilità con buone chance. In questo territorio intermedio ci sono situazioni molto diverse tra loro che vanno dal carico sospeso, ai soggetti interessati da procedura concorsuale e delle rateizzazioni ancora in corso. Quest’ultimo fronte vale 33,3 miliardi di euro (si veda «Il Sole 24 Ore» del 4 gennaio) e rappresenta uno dei versanti su cui il Governo ha dimostrato di puntare di più, anche alla luce del nuovo regime delle dilazioni scattato proprio dal 1° gennaio. Un regime che punta ad aiutare chi è in complicate situazioni economico-finanziaria e che consente a chi ha debiti fino a 120mila euro semplicemente di dichiarare lo stato di difficoltà e di ottenere un piano di rientro fino a 7 anni. Ma anche di arrivare a piani più lunghi (fino a 120 rate, ossia dieci anni) per chi attesta lo stato di difficoltà attraverso l’Isee o gli altri indici, come ad esempio quello di liquidità per le imprese.

La Lega chiede la rottamazione decennale

In tutto questo non si può dimenticare la variabile politica tutta interna alla maggioranza. Con una forte spinta arrivata dalla Lega a riproporre una rottamazione delle vecchie cartelle questa volta addirittura con pagamenti lungo un decennio, che consentirebbero ai contribuenti interessati di saldare il conto senza sanzioni, interessi e aggi della riscossione. Ma a frenare la fattibilità dell’operazione c’è soprattutto la tenuta dei conti pubblici, visto che i cinque anni dell’ultima rottamazione potrebbero costare all’Erario oltre un miliardo di rinuncia alla riscossione ordinaria. Figurarsi poi una sanatoria lunga un decennio.

Fonte: Il Sole 24 Ore