Caso Almasri, braccio di ferro maggioranza-opposizione su Meloni in aula: verso informativa di Nordio e Piantedosi

Caso Almasri, braccio di ferro maggioranza-opposizione su Meloni in aula: verso informativa di Nordio e Piantedosi

Non sarà la premier Giorgia Meloni a riferire al Parlamento sul caso Almasri, come invece stanno chiedendo le opposizioni da giorni ingaggiando una dura battaglia parlamentare. Da Palazzo Chigi è arrivata la decisione che a farlo saranno il ministro della Giustizia Carlo Nordio e quello dell’Interno Matteo Piantedosi, e questa sarà la proposta, come si apprende alla vigilia, che verrà messa sul tavolo quando nelle prossime ore si riuniranno i capigruppo della Camera (alle 13) e quelli del Senato (alle 15) per definire il calendario dei lavori. E solo a quel punto si capirà se rientreranno le proteste del centrosinistra che da giorni denuncia il comportamento di un governo che “scappa”.

Dopo la notizia dell’indagine sulla premier, sui due ministri e sul sottosegretario Alfredo Mantovano, mercoledì 29 gennaio la proposta del governo di far riferire il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani è stata respinta dalle opposizioni, che poi hanno aumentato il volume della protesta quando l’ipotesi dell’informativa era stata tolta dal tavolo. Contestazioni andate in scena anche nella mattinata di lunedì 3 febbraio alla Camera. In un’Aula semideserta, come spesso accade di lunedì, Giuseppe Conte è stato il primo, seguito da tutti i gruppi, a rilanciare il pressing su Meloni, mentre i deputati del M5s davano il via a una mini-maratona oratoria, prendendo la parola in 36 nella discussione sul decreto cultura ma sollevando il tema della scarcerazione del libico e del suo rimpatrio su un volo di Stato.

La risposta del governo è emersa alla fine di un pomeriggio in cui il tema è stato affrontato a Palazzo Chigi, dove è stata anche Giulia Bongiorno, la senatrice della Lega che ha la difesa unitaria di Meloni, Mantovano, Nordio e Piantedosi. Sulla vicenda non è stato apposto il segreto di Stato e non inciderebbe nemmeno il segreto istruttorio, in quanto la Procura di Roma, secondo la legge, ha omesso ogni indagine inviando gli atti al Tribunale dei ministri. Da quello che filtra, nella posizione che il governo esporrà, non mancheranno riferimenti al mandato d’arresto della Corte penale internazionale sul Almasri, documenti già criticati da vari ministri nei giorni scorsi per la tempistica e gli “errori” contenuti.

Da mercoledì in poi ogni giorno potrebbe essere quello buono, anche se viene considerato più probabile che l’informativa si tenga la prossima settimana.

Il “filibustering” di M5s

Con trentasei iscritti a parlare sul dl cultura, i deputati del Movimento Cinque Stelle si sono inseriti in una tradizione antica del Parlamento italiano: il “filibustering”, ovvero gli interventi in massa dell’opposizione per ostacolare, o quanto meno rallentare, l’iter legislativo. Questa volta, però, l’obiettivo di Giuseppe Conte e dei i suoi è un altro: tenere alta l’attenzione dell’Aula sul caso del libico (fuori tema rispetto all’oggetto del decreto in discussione) fino a quando Meloni non verrà a chiarire nell’emiciclo di Montecitorio tutti i contorni della vicenda. Ogni pentastellato, dunque, inserisce nel suo intervento sulla cultura accuse sul rilascio del capo della polizia giudiziaria libica e sul suo rimpatrio con un volo di Stato.

Fonte: Il Sole 24 Ore