Caso Toti, l’armatore Aponte in Procura a Genova
Aponte, scrivono gli inquirenti, «sottolineava come l’Authority non tenesse adeguatamente in considerazione la solidità delle sue imprese, fruttuosamente presenti in molteplici settori dello scalo genovese, preferendo appoggiare Aldo Spinelli che riferiva essere in procinto di cedere la propria impresa».
Braccio di ferro
Di nuovo la voce di Aponte: «…Adesso basta, io le dico la cosa va a finire male, perché adesso o mi date questo spazio o sennò veramente vi cito tutti quanti, basta adesso basta perché mi sono scocciato qua diciamo la gentilezza è presa per coglionaggine, qua basta, basta, insomma è indecente quello che sta succedendo verso il nostro gruppo, non è accettabile è una mancanza di rispetto…». E ancora: «Guai se date questo spazio a Spinelli, succede la fine del mondo».
Insomma, Aponte prospettava di rivolgersi alla magistratura; cosa, peraltro che, qualche mese più tardi, il 5 ottobre, minaccia anche Spinelli, in una telefonata ad Aponte in cui, a sua volta, afferma che il predecessore di Signorini alla guida del porto, Luigi Merlo, avrebbe (a suo dire) favorito gli interessi di Msc.
Intercettazioni e veleni
«…Andiamo male – dice Spinelli ad Aponte – guardi che qua va a finire tutto alla Procura della Repubblica. Però si ricordi che qui veramente scoppia una di quelle cose che… perché il signor Merlo, quello che ha fatto verso le Rinfuse, viene fuori uno di quei casini che lei non ha idea».
A monte di questi conflitti, ci sono, tra l’altro, gli interessi – su cui la Procura vorrebbe fare luce – relativi al Terminal Rinfuse, per il quale la società partecipata da da Spinelli e Aponte ha ricevuto una concessione trentennale. Dopo le telefonate di fuoco, solo nel dicembre 2022, con la mediazione di Signorini, è stato raggiunto un accordo tra l’imprenditore e l’armatore (tramite l’uomo di fiducia di Aponte a Genova, Alfonso Lavarello) sull’assetto del terminal.
Fonte: Il Sole 24 Ore