Caso Unicredit-BancoBpm, la Lega rilancia con un Ddl sulla nuova governance di Bankitalia
L’ennesimo fronte delle frizioni in maggioranza sono le banche. Con l’operazione di Unicredit su BancoBpm che fa deflagrare un nuovo scontro tra Lega e Forza Italia. Se il partito di Matteo Salvini si appella alla vigilanza e mette nel mirino Bankitalia, depositando una proposta di legge sulla governance, Antonio Tajani invita la politica a «non immischiarsi» in questioni che attengono al «libero mercato». Quanto a FdI si tiene fuori dal ring con postura guardinga («si tratta di dinamiche bancarie complesse, aspettiamo di vedere come si evolvono»).
Bagnai: coinvolgimento del Parlamento indispensabile
Nella mattinata di martedì è stato il vicepresidente leghista della commissione Finanze, Alberto Bagnai, ad annunciare la proposta di legge sulla Banca d’Italia. Obiettivo: adeguare la governance «ai migliori standard europei» in quanto «un coinvolgimento del Parlamento è indispensabile per evitare una pericolosa autoreferenzialità della vigilanza». Salvini considera Unicredit una banca straniera perché «questo dice la composizione azionaria. Io non ce l’ho con nessuno – chiarisce -, basta che non si metta in discussione il terzo polo bancario che sta nascendo», ovvero la possibile aggregazione di un nuovo soggetto bancario forte tramite la sinergia tra Bpm ed Mps. «Io sono per il libero mercato – ribatte a distanza Tajani -, non tocca a me intervenire politicamente» sui movimenti di Unicredit e «la politica non deve immischiarsi in queste vicende». «Siamo Paesi Ue, il libero mercato deve essere sempre difeso e tutelato», sottolinea, «bisognerà verificare se tutto ciò che viene fatto rispetta le regole e questo tocca alla Bce».
Altolà da Forza Italia e Noi Moderati
Ad anticipare la posizione del partito in mattinata era stato il presidente dei deputati Paolo Barelli: «Bankitalia? Non si tratta di operazioni sotto il suo controllo diretto. È infatti la Bce a vigilare». Sulla stessa linea il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi, che sostanzialmente boccia la possibilità – ventilata dal ministro Giancarlo Giorgetti – di esercitare la golden power: «L’intervento dello Stato sarebbe un’anomalia», la golden power è «uno strumento da utilizzare solo in casi eccezionali». Più cauta la posizione del partito di Giorgia Meloni. «Da parte del governo e di Fratelli d’Italia c’è l’unica preoccupazione di tutelare sempre i risparmi degli italiani e il sistema del credito nell’interesse delle famiglie e delle imprese».
Opposizioni all’attacco
Sfaccettate anche le esternazioni delle opposizioni. Il Pd se la prende con Salvini e definisce «ridicolo» parlare «da sovranisti» di Unicredit, una banca con sede legale a Milano». Più «serio» è interrogarsi sul fatto che «un duopolio bancario rischia di uscire rafforzato» da questa operazione. «Il governo non si intrometta per ragioni politiche negli equilibri del sistema bancario italiano – punta il dito Benedetto Della Vedova -. E tanto meno dovrebbe usare, o minacciare di usare, il golden power».
Fonte: Il Sole 24 Ore