Cecilia Sala, da 11 giorni in arresto. Triangolazione con Usa e Iran sul caso Abedini Najafabadi
Oggi saranno undici giorni che la giornalista italiana Cecilia Sala è stata arrestata in Iran, dove è detenuta in isolamento nel carcere di Evin. L’accusa non è ancora stata circostanziata, ma gli Stati Uniti hanno esplicitamente accusato Teheran di utilizzare il fermo di Sala come «leva politica» di ricatto, legando il suo arresto a quello di Mohammad Abedini Najafabadi, avvenuto in Italia il 16 dicembre su richiesta degli Usa perché sospettato di aver fornito droni a gruppi terroristici che hanno nel mirino cittadini occidentali. Washington non ritirerà la domanda di estradizione, ma funzionari dell’Esecutivo Usa hanno lasciato intendere che l’Italia può esplorare altre strade.
La triangolazione con Usa e Iran
Su questo piano, e lontano dai riflettori, si sta svolgendo la trattativa, in una triangolazione serrata tra Italia, Stati Uniti e Iran. Ieri il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, opsite di Zona Bianca su Rete 4, ha avvertito: i tempi di rilascio della giornalista «non sono ipotizzabili»: «Il dialogo è aperto e stiamo lavorando in tutti i modi per cercare di riportare a casa Cecilia il prima possibile».
Attesa oggi la richiesta di domiciliari per Abedini Najafabadi
Un primo segnale di attenzione verso l’Iran, come avrebbe suggerito il Governo di Teheran all’ambasciatrice italiana Paola Amadei, sarebbe quello di concedere i domiciliari ad Abedini Najafabadi, accogliendo la richiesta che dovrebbe arrivare a breve al tribunale di Milano dal suo avvocato, Alfredo de Francesco. Convinto che l’estradizione non sia percorribile, perché la giurisprudenza nazionale ed europea vietano di accordarla nei Paesi dove si corre il pericolo di «trattamenti inumani e degradanti». Quelli che, per il legale, attenderebbero il suo assistito negli Usa in base alle accuse di terrorismo.
L’ipotesi di scarcerazione nelle mani del Guardasigilli
Ma, sottolinea oggi Repubblica, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, potrebbe intervenire addirittura a scarcerare l’iraniano revocando la misura cautelare, sulla base del secondo comma dell’articolo 718 del Codice di procedura penale. Sarebbe un passaggio politicamente delicato, però, perché proprio il dicastero, dopo l’arresto, aveva chiesto il mantenimento della misura cautelare. Come spiegarlo all’alleato Usa?
Massima cautela dal Governo, il ruolo dei servizi
Da qui la massima cautela dell’Italia: la premier Giorgia Meloni segue personalmente la vicenda, assieme al sottosegretario Alfredo Mantovano, autorità delegata ai servizi segreti. Sono loro, sotto traccia, a giocare un ruolo di primo piano nella fitta trama per liberare Cecilia.
Fonte: Il Sole 24 Ore