Cellulare o frigo rotto? La Ue: diritto di riparazione. Ma ora tocca ai governi e al mercato

Cellulare o frigo rotto? La Ue: diritto di riparazione. Ma ora tocca ai governi e al mercato

Sgravi e accesso ai ricambi

A livello pratico, molto dipenderà anche da come la direttiva sarà recepita in Italia e da come il mercato si adatterà alle nuove regole. Spiega Davide Rossi, direttore generale dell’Aires (Associazione italiana retailers elettrodomestici specializzati): «Le imprese del retail guardano alla direttiva come a uno sviluppo ulteriore della propria attività, per diventare centri di assistenza e non solo venditori. Se si apre il mercato della riparazione ne avrà un vantaggio l’economia, l’ambiente e i posti di lavoro, disseminati in maniera uniforme sui territori». L’Aires ha seguito la direttiva fin dall’inizio ed è pronta a lavorare con il Mimit per il recepimento; secondo Rossi, insisterà su due punti: «La disponibilità delle parti di ricambio a prezzi di costo e incentivi fiscali per le imprese che si attivano per diventare riparatori, per esempio con un’Iva agevolata sul costo della riparazione e un supporto per la formazione». Vallauri di Right to Repair Europe ricorda tra l’altro che «la direttiva invita i Paesi a introdurre incentivi alla riparazione come avviene in Austria, dove il bonus è fino al 50% del costo di riparazione, e in Francia».

Anche il settore delle riparazioni spera che il Governo sia proattivo. Secondo Confartigianato sono 68mila le imprese nell’autoriparazione, 106mila nell’installazione di impianti, 3.900 nella riparazione di elettrodomestici, 12mila nella sartoria e 3mila sono i laboratori di riparazione di orologi. «Si apre la prospettiva di rilanciare l’attività dei piccoli riparatori indipendenti», spiega Marco Granelli, presidente di Confartigianato. «Da anni chiediamo che i riparatori indipendenti possano operare alle stesse condizioni di quelli autorizzati, con il diritto di accedere a tutti i ricambi e agli strumenti e alle informazioni tecniche fornite dai produttori». Granelli spiega che nel testo iniziale della proposta la Commissione Ue eliminava queste barriere. Alla fine, però, il testo approvato rimane ambiguo sull’accesso ai pezzi di ricambio. «Speriamo che in fase di recepimento questo passaggio venga chiarito – conclude – che vengano introdotti sgravi per i consumatori che scelgono di riparare e che strumenti come la piattaforma per la riparazione non si traducano in nuovi oneri amministrativi».

Il recepimento sarà innanzitutto nelle mani del Governo. Ma il tema della riparazione sta a cuore anche all’opposizione. «Nella scorsa legislatura avevamo una proposta di legge a prima firma Ilaria Fontana sul diritto alla riparazione; in questa abbiamo provato a portarlo avanti con diversi emendamenti. Ora, con il sostegno della direttiva, aumenteremo il pressing sul governo perché si attivi al suo recepimento», sottolinea Elena Sironi, senatrice M5s in commissione Ambiente.

I PUNTI CHIAVE

I TEMPI E IL PERIMETRO

Recepimento in 24 mesi
Una volta recepita la direttiva (entro 24 mesi a partire dal 30 luglio scorso), i consumatori avranno più tutele e troveranno un mercato – se vigilato e aderente alla direttiva – che offrirà servizi più trasparenti ed accessibili per la riparazione.

Questi i prodotti inclusi: lavatrici, lavasciuga, asciugabiancheria, lavastoviglie per uso domestico, apparecchi di refrigerazione, display elettronici, apparecchiature di saldatura, aspirapolvere, server e prodotti di archiviazione, telefoni e tablet, beni che incorporano batteria per mezzi di trasporto leggero.

Fonte: Il Sole 24 Ore