Cercare sé stessi cercando casa in montagna

Cercare sé stessi cercando casa in montagna

Il richiamo della casa ha mura solide. Quando non ce l’hai la casa, cominci a cercarla, è una scelta ancestrale. Come fa Emiliano Cribari, fotografo, artista, scrittore, soprattutto – come si definisce – cercatore di luoghi perduti. E cosa c’è di più perduto delle vallate dell’Appennino? Ma quelle alpine non sono da meno, ahinoi. Cribari vuole una casa al limitare del bosco, dove il silenzio fa compagnia e magari si riesca a sentire il rumore di una noce sfuggita alle grinfie dello scoiattolo. Questa è una storia vera, la storia di Emiliano e di suo figlio Lorenzo che cercano casa sull’Appennino. E il loro andare diventa diario e ora ha preso la forma di Soltanto d’estate. Un viaggio tra case amate, perse e dimenticate, un vissuto come tanti, una scrittura felice per un libro che parrebbe piccolo, eppure è una gemma per chi sa cercare perché è così intimamente dentro ognuno di noi. Perché niente è più identità di una casa. Ancor di più in montagna, dove c’è così poco da farlo diventare immenso: «in ogni paese c’è almeno una casa in cui vorrei abitare, io ho fede in queste case che incendiano il mio istinto più remoto … le case devono essere annusate, nelle case come nelle poesie si deve annegare».

Di paese in paese, tutti nascosti sotto toponimi nuovi e parlanti, ma siamo in Appennino, «una quota che oscilla tra la fine delle comodità e l’inizio del silenzio. Non mi sono mai sentito solo, in montagna». Dalle tane, che erano state le sue prime case, Cribari passa alla pietra. A guidarlo don Mario o un postino, ormai non esistono più le agenzie immobiliari. C’è silenzio, qualche bar che ancora resiste e tanta diffidenza, quasi razzismo e «solo coppie stabili». Girando si capiscono i problemi e «va bene portare tra i boschi la fibra e tutto il resto, ma senza la buona e vecchia corriera che almeno due volte al giorno sale e scende», come fare? Ma in questa desolazione, c’è un’amarezza più grande. Lo spopolamento si sta mangiando il vivere e trovare una casa in affitto per tutto l’anno è impossibile perché si preferisce affittare per due mesi e fare il bottino: «ci sono unicamente case chiuse, aperte soltanto d’estate, per le feste o (raramente) nel fine settimana; se c’è un AFFITTASI s’intende “per stranieri”; oltre il valico dei VENDESI, invece, può nascondersi la trama di un romanzo».

L’autoironia spruzza i chilometri della ricerca, come pure l’amarezza perché nel Dopoguerra la montagna è stata abbandonata per la fabbrica (stipendio sicuro con meno fatica) e oggi l’avidità la preclude a chi ci vorrebbe tornare ma Cribari è poesia e ci crede ancora: «Un paese non è un numero ma un atto di nascita, un fatto di sangue: ha a che fare con i suoni, i profumi, i colori. Non c’è paese dove il mattino non s’infrange in un boato di stupore».

Emiliano Cribari, Soltanto d’estate. Un viaggio tra case amate, perse e dimenticate

Bottega Errante, pagg. 166, € 16

Fonte: Il Sole 24 Ore