Chanel investe ancora in Italia e rileva il 20% di Leo France

Chanel investe ancora in Italia e rileva il 20% di Leo France

Si rimescolano gli equilibri nel settore degli accessori metallici e dei bijoux per la moda di lusso (fibbie, catene, borchie, chiusure e bigiotteria), al centro negli ultimi anni di numerose operazioni di M&A guidate da fondi d’investimento e non solo. Una delle ultime mosse è quella della maison francese Chanel, che ha stretto ancor più il rapporto di fornitura avviato da lungo tempo con Leo France, azienda fiorentina leader nella produzione di bijoux e accessori metallici, con un fatturato 2023 di 216 milioni, 45 milioni di utile e più di 300 dipendenti.

Come risulta dalla visura aziendale, Chanel nei mesi scorsi ha acquisito il 20% del capitale di Leo France e, secondo fonti vicine all’operazione, ha già in tasca l’opzione per salire all’80% dell’azienda della famiglia Pinzauti che, nel frattempo, si è trasformata da srl a spa e ha messo a punto il passaggio generazionale. I fondatori, Lorenzo Pinzauti e Franca Bertoli, hanno ceduto le quote ai figli Leonardo, 56 anni, e Francesca, 52 anni (le iniziali dei loro nomi hanno ispirato la ragione sociale dell’azienda nata nel 1979), che sono amministratori delegati. Lorenzo Pinzauti è rimasto presidente, mentre il consigliere d’amministrazione espresso da Chanel è Jacques Marie Daniel Chenain.

L’ingresso nel capitale di Leo France conferma la volontà del brand francese da 19,7 miliardi di dollari di fatturato 2023, con un utile operativo di 6,4 miliardi, di assicurarsi capacità produttiva, come del resto non ha mai nascosto di voler fare Bruno Pavlovsky, presidente della divisione Moda. Con Leo France, peraltro, Chanel era socio da tempo in una piccola società di accessori metallici.

In Italia, dove realizza metà della sua produzione globale, la maison francese ha partecipazioni (di minoranza, di maggioranza o totalitarie) in numerose aziende, da Roveda (scarpe) a Nillab-calzaturificio Ballin, da Vimar 1991 (filati) a Cariaggi (sempre filati), dalla maglieria Paima alla conceria Samanta e alle pelletterie Renato Corti e Mabi, fino a Fashion Art (denim). Ora, assicurandosi gli accessori metallici di uno degli operatori più accreditati sul mercato della moda di lusso, ha aggiunto un tassello strategico per il controllo della filiera produttiva.

Fonte: Il Sole 24 Ore