ChatGpt va all’università, la promozione delle big tech per fidelizzare gli studenti all’uso dell’Ai

ChatGpt va all’università, la promozione delle big tech per fidelizzare gli studenti all’uso dell’Ai

Lo schema di business di queste aziende è chiaro: agganciare l’utente attraverso una prova gratuita della versione a pagamento e poi, una volta che non ne può più fare a meno, fidelizzarlo alla versione pro in modo che diventi cliente.

Con l’Ai cambia il metodo di studio e nascono disparità fra gli studenti

Abituare i ragazzi all’uso del Ai già dalla fase di apprendimento significa porre delle ottime basi per creare adulti sempre più in confidenza con questa tecnologia. E forse totalmente dipendenti da essa.

Ma occorre anche fare i conti con la realtà. «Gli studenti userebbero comunque questi modelli, probabilmente le versioni gratuite», commenta Giglietto. «I ragazzi con cui ho a che fare ormai faticano a leggere un libro intero. Si affiderebbero in ogni caso a un riassunto o agli appunti della lezione che hanno seguito», prosegue.

«Purtroppo, i vecchi tempi non ci sono più, gli studenti oggi hanno queste caratteristiche. Il docente anche attraverso questi modelli può indirizzarli a leggere di più, se ha chiaro qual è lo scopo verso il quale vuole andare e se è stato formato per utilizzare queste tecnologie».

Inutile opporsi, quindi. È necessario guardare attentamente agli effetti che l’utilizzo di questi modelli genera. Un aspetto poco conosciuto è quello delle disparità sociali causato dalle capacità nettamente superiori della versione a pagamento rispetto a quella free.

Fonte: Il Sole 24 Ore