Chemnitz 2025: così la «città di Marx» diventa Capitale europea della cultura

Chemnitz 2025: così la «città di Marx» diventa Capitale europea della cultura

Minatrice, operaia, borghese, poi comunista e postcomunista, ma sempre artigiana e artista: ha almeno sette anime e sette vite come i gatti la sorprendente Chemnitz, gioiello nascosto nell’ex Ddr che merita la conquista a sorpresa del titolo di Capitale europea della Cultura, quarta nella storia tedesca dopo Berlino Ovest (nel 1988), Weimar (1999) e la regione della Ruhr (2010).

Quella che nell’Ottocento chiamarono la Manchester tedesca e che dal 1953 al 1990 venne rinominata d’imperio dai sovietici Karl-Marx-Stadt (la “città di Carlo Marx”, nonostante il filosofo tedesco non ci avesse mai messo piede) ora – da Capitale della Cultura – è «C the Unseen»: ovvero sconosciuta, mai vista, tutta da scoprire.

Dalle ville borghesi al testone di Marx

Quasi un set cinematografico, con la corona di ville borghesi Art Déco dei ricchi industriali sulle colline e un cuore consacrato al modernismo sovietico di quella che era la “città ideale socialista”, squadrato come la mascella del testone di Marx alto sette metri che troneggia in pieno centro.

Venne scolpito nel 1971 in 40 tonnellate di bronzo dal sovietico Lev Kerbel, che teorizzò come «Karl Marx non abbia bisogno di gambe o braccia: la sua testa dice tutto». Inevitabile centro geometrico di tutte le parate e manifestazioni messe in piedi dalla Ddr per quasi un ventennio, il monumento conferì alla città l’ennesimo soprannome, stavolta ironico: “Schädelstätte”, “il posto del cranio”.

Kermesse al via dal 18 gennaio

La kermesse è già partita. Il 18 gennaio, Chemnitz ha inaugurato il suo anno da Capitale della Cultura destinato a ospitare oltre mille tra eventi, mostre e manifestazioni, “allargate” a 38 centri dell’area circostante (un tempo villaggi di minatori nella “corsa all’argento” che durò 850 anni).

Fonte: Il Sole 24 Ore