Chi è Raffaele Fitto, ex Dc e poi presidente di regione più giovane d’Italia

È stato sin dal giorno uno del governo Meloni l’avamposto più cruciale nei rapporti con Bruxelles. E ora, giunta l’investitura del governo, a Raffaele Fitto è affidato ora implicitamente il lavoro di ricucitura con la Commissione di Ursula von der Leyen dopo gli strappi legati ai nuovi equilibri post voto. Ministro per gli Affari europei, le politiche di coesione e il Pnrr nell’esecutivo di centrodestra, l’ex enfant prodige di Fratelli d’Italia ha una storia lunga trent’anni partita dalla Dc e come asse il Sud (la sua Puglia in particolare) e l’Ue. Con un’attitudine alla mediazione, ai toni non strillati, al senso concreto delle cose che è tratto personale prima ancora che politico.

Primi passi nella Dc

La nascita è a Maglie, il 28 agosto 1969, Raffaele è figlio del politico democristiano Salvatore Fitto, presidente della Puglia dal 1985 fino alla sua morte, nel 1988. È questo l’anno in cui il giovane Fitto inizia la sua militanza nella Democrazia cristiana, con cui viene eletto in Consiglio regionale nel 1990. Nel 1994 arriva la laurea in giurisprudenza e, con lo scioglimento della Dc, l’adesione al Partito popolare italiano di Rocco Buttiglione, che seguirà nell’alleanza con la neonata Forza Italia. Nel 1995 viene riconfermato in Regione, dove diventerà assessore e vicepresidente.

L’approdo da Forza Italia a FdI

Eletto parlamentare europeo con Forza Italia (1999), rimane in carica solo per un anno perché nel 2000 si candida alla guida della Puglia, diventando il più giovane presidente di Regione della storia della Repubblica. Ricandidatosi alle Regionali del 2005, risulta sconfitto per un soffio da Nichi Vendola. L’anno dopo, Fitto approda in Parlamento come deputato Fi, e nel 2008 viene nominato ministro per gli Affari regionali nel governo Berlusconi IV. Nel 2014 torna a Strasburgo con la vittoria alle Europee, ma quello stesso anno si consuma la rottura con Forza Italia a seguito del patto del Nazareno. Il divorzio definitivo arriverà nel 2015. Due anni dopo nasce l’esperienza di Direzione Italia, ma dopo il fallimento alle elezioni del 2018, il partito si federa con Fratelli d’Italia per le Europee del 2019, in cui Fitto risulterà rieletto. Nel 2020, Fitto si ricandida a governatore della Puglia, ma viene battuto dal presidente uscente Michele Emiliano. Alle Politiche del 25 settembre 2023 scorso diventa deputato con Fratelli d’Italia.

Pnrr, il lavoro ancora da sorvegliare

E chissà se l’arrivo di Fitto in Europa possa fare da buon pro a una revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza che, al momento, non assicura la spesa nel Mezzogiorno del 40% delle risorse. È stato lo stesso ex ministro a evocare la possibilità in un’audizione recente presso le commissioni riunite di Senato e Camera («anche qui non è che svelo un mistero, o forse sì. Ci sarà l’esigenza di valutare qualche altra ulteriore revisione? Forse sì»). Secondo i numeri riportati dal ministro, il Piano avanza. La spesa è salita a 52,2 miliardi di euro dai 51,3 miliardi registrati il 17 luglio e le misure attivate hanno raggiunto 165 miliardi su 194 miliardi complessivi, pari all’85%. Escludendo ancora una volta ritardi Fitto ha detto che una proroga della scadenza di giugno 2026 non è per lui «all’ordine del giorno» (nonostante gli auspici in tal senso del ministro all’Economia, Giancarlo Giorgetti) ma «legittimo e corretto» è dibattere sul punto.

La sfida della Zes e il Mediterraneo

Quanto alla Zes, alla cui rivisitazione ha molto lavorato, «i benefici per il Sud sono collegati al fatto che le imprese potranno avere una autorizzazione unica rapida in un contesto molto più ampio, prima vi era un territorio limitato di 8 piccole Zes». Per Fitto si tratta di un «piano strategico che colloca il Mezzogiorno nel contesto del Mediterraneo, lo pone come centrale nell’attrazione di nuovi investimenti, soprattutto stranieri, e soprattutto mette in campo un meccanismo importante di semplificazione sul fronte autorizzativo».

Fonte: Il Sole 24 Ore