Chi era Paolo Bonomi, che diede un pezzo di terra a ogni contadino d’Italia

«Conservo ancora un articolo dell’Unità in cui si diceva che mio padre è stato il più grande sindacalista che l’Italia abbia mai avuto negli anni Quaranta e Cinquanta». Suo padre, però, non è un leader socialista, ma è Paolo Bonomi: deputato per otto legislature nelle file della Dc e fondatore, nell’ottobre del 1944, della Coldiretti. La principale associazione italiana dei piccoli imprenditori agricoli.

In questi giorni Coldiretti festeggia i suoi primi 80 anni e la figlia di Paolo Bonomi, Miriam, ormai 75enne, apre volentieri il suo album dei ricordi. «Mio padre è stato un partigiano, ma ci ha raccontato poco della Resistenza. Del resto, è sempre stato molto riservato sulle cose che ha fatto, preferiva mettere in risalto le persone che aveva intorno. Quello che so di quel periodo me lo hanno raccontato alcuni amici di famiglia. Una di questi è stata la direttrice della Galleria Borghese: la sua era una famiglia di ebrei, e mio padre li mise in salvo come fece con altre decine di persone a Colleferro, vicio Roma. All’epoca lavorava alla Bombrini Parodi-Delfino, che produceva munizioni. Era ricercato dalle SS per quello che faceva».

Bonomi però non era romano. Era nato a Romentino, un piccolo paese in provincia di Novara, a pochi passi dal fiume Ticino e dal confine con la Lombardia. «Veniva da una famiglia umile, di agricoltori – racconta Miriam Bonomi – quand nacque sua sorella, che aveva sette anni meno di lui, sua madre morì e suo padre, che aveva bisogno di braccia, voleva a tutti costi portarlo a lavorare in campagna. È stato il parroco a insistere, per farlo studiare». Bonomi doveva essere nato sotto una buona stella: quel parroco era il futuro cardinale Ugo Poletti. Dalla sua, del resto, ebbe anche un altro parroco famoso: si chiamava Giovanni Battista Montini, divenne papa Paolo VI. Quando si dice il destino.

Il resto della sua vita è scritto nei libri della storia d’Italia. Deputato all’Assemblea Costituente. Fondatore della Coldiretti. Da parlamentare della Dc, ha firmato parecchie riforme che hanno coinciso con importanti conquiste sociali del nostro Paese: la riforma agraria del 1950 che ha redistribuito la terra ai contadini, la pensione per gli agricoltori, la cassa mutua per chi si ammalava nei campi. «L’aver concesso la pensione agli agricoltori era forse la sua battaglia più cara – ricorda la figlia – non sopportava che i vecchi nelle campagne non venissero più tenuti in considerazione dalle loro famiglie perché non potevano più essere d’aiuto. Con la pensione, invece, potevano continuare a dare il loro contributo». E la sua frustrazione più grande? «È sempre stato un uomo fedele alla Dc – premette Miriam Bonomi – ma all’interno del partito soffriva della mancanza di coerenza di alcune persone che gli stavano accanto e che sembravano privilegiare i loro interessi personali».

Per qualcuno Paolo Bonomi, prima ancora che un politico, è stato un grande sindacalista che ha lavorato per il riscatto di chi allora lavorava in campagna e non aveva niente. «Quando fece la riforma agraria – ricorda la figlia – qualcuno lo accusò di essere di estrema sinistra. Io dico che era un uomo della sinistra sociale. Mio padre non posso definirlo un uomo di destra». Con la sinistra Paolo Bonomi anche dialogava, a tratti: «Quando c’erano da prendere decisioni serie, a casa dei miei genitori arrivavano esponenti di tutti gli schieramenti, anche quelli della sinistra. Me lo ricordo bene: allora abitavamo a Roma in via Aventino, passavano dal garage per non farsi vedere».

Fonte: Il Sole 24 Ore