Cinque finalisti e polemiche per lo Strega Poesia

Cinque finalisti e polemiche per lo Strega Poesia

Il Premio Strega Poesia ha annunciato i libri finalisti della prima edizione e sono: “Le campane” (Einaudi) di Silvia Bre, “Autoritratto automatico” (Garzanti) di Umberto Fiori, “L’amore da vecchia” (Mondadori) di Vivian Lamarque, “Sotto falso nome” (Pequod) di Stefano Simoncelli, “Ballate di Lagosta” (Donzelli) di Christian Sinicco.
Il Comitato scientifico, composto da Maria Grazia Calandrone, Andrea Cortellessa, Mario Desiati, Elisa Donzelli, Roberto Galaverni, Valerio Magrelli, Melania Mazzucco, Stefano Petrocchi, Laura Pugno, Antonio Riccardi, Enrico Testa e Gian Mario Villalta, ha scelto i finalisti tra centotrentacinque candidati. Un’ampia giuria costituita da personalità della cultura determinerà l’opera vincitrice che sarà premiata il prossimo 5 ottobre, a Roma, nel Tempio di Venere e Roma all’interno del Parco archeologico del Colosseo.

Benedette polemiche

Sono stati i due outsider, pubblicati da editori indipendenti e non da colossi, a fare più scalpore. Se l’ingresso inaspettato di Simoncelli ha suscitato stupore, la presenza di Sinicco ha fomentato le perplessità. Sui social i più drammatici hanno già gridato al conflitto di interessi: qualche giorno fa Gianfranco Lauretano ventilava pubblicamente che Sinicco sarebbe potuto entrare di petto nella cinquina, ma per quanto Elisa Donzelli sia la direttrice della collana in cui è uscito il volume nonché la figlia dell’editore che lo ha dato alle stampe, Carmine Donzelli, è impossibile che un solo membro del Comitato scientifico si sia imposto su tutti gli altri per un solo nome. È inverosimile che l’intero Comitato abbia messo a rischio il proprio operato a fronte di una singola preferenza; basti pensare allo sciame di influenze, interne ed esterne, a cui è soggetta la miriade di premi letterari in Italia. Purtroppo è rimasto fuori dal computo il catalogo Marcos y Marcos, così “Sempre mondo” di Massimo Gezzi, che avrebbe meritato una chance. Di sicuro, l’ascendente esercitato da La nave di Teseo nella narrativa qui non è valsa a granché.

Narcisisti impenitenti?

Attraversare lo specchio di Alice per rinnovare lo sguardo collettivo sulla realtà, sebbene il Salone esorti a farlo, pare che non interessi a troppi intellettuali rapiti dal loro stesso riflesso. L’ennesima polemica sterile, quasi di rito per lo Strega, avulsa dai giudizi qualitativi delle opere selezionate, rimarca l’autoreferenzialità nella quale starebbero marcendo certi comparti della produzione letteraria odierna, oscurando chi si dedica quotidianamente alla parola per far emergere quella relazione fondativa, fatta di memorie, linguaggio e sentimenti, che accomuna ogni individuo. E lo rende parte di una pluralità.Proprio all’antologia la “Parola plurale” (Sossella, 2005) si è ispirato il nuovo racconto antologico “Poesie dell’Italia contemporanea” (Il Saggiatore), curato da Tommaso Di Dio. Il critico ha messo in dialogo le opere più significative di oltre duecento poeti, dal 1971 al 2021, senza la discriminante generazionale tantomeno la centralità del dato autoriale, in modo che risalti l’atmosfera sociale di ogni decade attraversata.In fondo al Salone, la Sala della Poesia allestita da Pordenonelegge ha ospitato continui dibattiti sull’interpretazione della società attuale, affidandosi al genere meno commerciale e all’ambito meno inclusivo, proprio per favorire il confronto tra poeti e lettori. E in una posizione diametralmente opposta – non solo idealmente – alla brillante quanto stipata cabina BookTok.

Fonte: Il Sole 24 Ore