Citylife, il grattacielo «orizzontale» pronto per le Olimpiadi 2026

Prima delle Olimpiadi 2026, CityWave vedrà la luce. Sale nel cantiere di Citylife, nei pressi di Largo Domodossola il progetto firmato dallo studio internazionale BIG – Bjarke Ingels Group. Non una quarta torre, ma un edificio che si estende in due lotti andando ad arricchire lo skyline delle Tre Torri: la nuova icona diventerà un riferimento internazionale per quella struttura dinamica che ricorda un’onda (da qui il nome), “appesa” tra due edifici, entrambi a destinazione direzionale. Un’architettura contemporanea che ricorda il segno di Alvaro Siza per il padiglione dell’Expo di Lisbona. Un nuovo intervento da 63mila mq che si aggiungerà agli attuali 130mila mq del business district di Citylife, che raggiungerà entro fine 2025 la superficie di 200mila mq di superficie a destinazione uffici e retail.

È Aldo Mazzocco, amministratore delegato e direttore generale di Generali Real Estate, oltre a presidente di Citylife spa, a confermare le date: «il nostro obiettivo è consegnare per la fine dell’anno prossimo. Dopo 10 mesi di lavori, abbiamo un cantiere bello, ordinato, potente, con tanti uomini al lavoro, attrezzature innovative. È un orgoglio per l’Italia e per Milano, lo possiamo dire avendo oggi come Generali una trentina di cantieri in giro per l’Europa. La struttura a canopy (l’onda), in legno e acciaio, coperta da pannelli solari e di forte impatto, sarà un unicum. È stata facile forse da disegnare, più impegnativa da ingegnerizzare. Parliamo di una struttura in cemento armato, in tensione, ampia come due campi da calcio». Mazzocco coglie l’occasione di questa milestone di cantiere per sottolineare la competenza e le eccellenze delle imprese italiane.

Ed è Marco Beccati, direttore tecnico di Citylife a fare il punto con ulteriori dettagli: «siamo ad un quarto del progetto costruttivo. Parliamo di 15-20mila elaborati grafici che dovranno essere consegnati al mondo dell’industria e alle maestranze in cantiere».
Il cantiere è affidato alla regia del raggruppamento temporaneo di imprese con Colombo Costruzioni e Cmb che hanno messo in campo un pool di professionisti lato progettazione e lato lavori. «Oggi – spiega ancora Beccati – siamo ad una produzione media mensile dell’ordine dei tre, quattro milioni di euro. Arriveremo a produzioni che superano i 10 milioni di euro. Oggi le gettate in calcestruzzo cubano molto in termini di volume», nei prossimi mesi la complessità delle operazioni aumenterà: in cantiere oggi si contano 250 maestranze a cui si sommano circa 100 tecnici negli uffici di progettazione, per la sicurezza, la programmazione, gli acquisti e l’amministrazione. «È previsto un incremento – dice Beccati – fino ad almeno 600-800 maestranze non appena potranno partire in parallelo le attività impiantistiche, le facciate e le finiture».

Per fine giugno sarà demolito l’asse Domodossola; entro agosto inizieranno le lavorazioni propedeutiche alla costruzione della canopy (ponteggi e lavorazioni sui cementi armati); entro ottobre sarà completato un primo lotto. Entro febbraio 2025 inizierà il montaggio delle facciate, per cui è in campo la Focchi, ed entro aprile del prossimo anno saranno completate le coperture in cemento armato del secondo fabbricato.

Il leitmotiv che racconta il cantiere che anima Citylife è quello dell’industrializzazione, non edilizia, ma di processo. «Abbiamo fatto uno scouting – afferma ancora Beccati – attento di tutto quello che la tecnologia offre, per restituire il risultato ottimale e risparmiare in termini di tempi». Tra gli esempi concreti la scelta di privilegiare casserature in acciaio, che ottimizzano la qualità con tempi certi di montaggio e smontaggio, oltre che per l’attenzione al trasporto da parte delle maestranze. Ancora, innovazione nella tecnologia di pompaggio del calcestruzzo, ma anche per i cavi che tengono in tensione l’onda in un “sandwich” di legno, di 40 cm di spessore (progettato e costruito con LegnoAlpi). Attenzione anche alla gestione e alla sicurezza di chi lavora, da un lato la loro accoglienza, dall’altro «l’ottimizzazione del processo con una catena di squadre che ripete la stessa attività in lotti consecutivi». Beccati sottolinea l’importanza di ridurre al minimo i margini d’errore, «la modalità di produzione da fabbrica, trasferita in cantiere».

Fonte: Il Sole 24 Ore