Clima, Cop29 al via a Baku alla ricerca di fondi per finanziare i Paesi poveri

Clima, Cop29 al via a Baku alla ricerca di fondi per finanziare i Paesi poveri

I punti chiave

  • Il trittico
  • La finanza climatica
  • Il mercato delle emissioni
  • Il dilemma dei fondi per il clima

Si apre oggi in Arzerbaigian la Cop29 sul clima. Il presidente eletto Donald Trump intende far uscire gli Usa dall’accordo di Parigi firmando un ordine esecutivo nel suo primo giorno in carica, secondo quanto riporta il Wall Street Journal. Ma dal Soglio di Pietro arriva un monito: «La conferenza di Baku dia un contributo efficace per la tutela» del pianeta, chiede papa Francesco.

Ci siamo dunque per il 29esimo atto della Conferenza dell’Onu sul clima. Dall’11 al 22 novembre le delegazioni di oltre 190 Paesi si ritrovano a Baku in Azerbaigian alla Cop 29. Per tentare, ancora una volta, di dare una scossa alle azioni per contenere il riscaldamento globale a nove anni dall’Accordo di Parigi. Ma anche di fare qualche passo in avanti per finanziare l’addio ai combustibili fossili nei Paesi in via di sviluppo con nuove risorse sul piatto e completare il puzzle intricato dei mercati del carbonio.

Il trittico

Dal punto di vista degli impegni dei Paesi «questa Cop è vista come una fase transitoria tra la Conferenza di Dubai e la prossima in Brasile. Fa parte di un trittico progettato per gettare le basi per il successo del nuovo ciclo definito dal ritmo dell’Accordo di Parigi del 2015» , spiega Arvea Marieni, innovation manager esperta in sostenibilità, Ambasciatrice del Patto per il clima per la Commissione Ue in Belgio e Italia, esperta d’innovazione all’interno dell’Un Global Climate change innovation hub e membro del Team Europe Direct della Ue. Se nel 2023 negli Emirati è stato completato il primo bilancio globale (Global stocktake), l’anno prossimo gli Stati dovranno presentare i piani dettagliati su come intendono raggiungere concretamente gli obiettivi di Parigi, i cosiddetti Contributi nazionalmente determinati (Ndc). L’Unione Europea ha già confermato che stabilirà un nuovo obiettivo intermedio per il 2040, puntando a una riduzione del 55% entro il 2030, del 90% entro il 2040 e la neutralità climatica entro il 2050. La scadenza per gli Ndc è fissata per febbraio 2025, con i Rapporti di trasparenza Biennale (Btr) entro il 31 dicembre 2024. Tuttavia, i Paesi sono incoraggiati a presentare i loro piani, compresi i Piani nazionali di adattamento (Nap), prima della prossima Cop per guidare la comunità internazionale verso il raggiungimento dell’Accordo di Parigi.

La finanza climatica

A Baku gli Stati riprenderanno le fila sul tema cruciale del finanziamento climatico. Nel 2009 i Paesi “ricchi” si sono impegnati a mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 per l’azione climatica in quelli in via di sviluppo. L’oiettivo è stato però raggiunto con due anni di ritardo. «Nell’ambito della Cop 29 – dice l’esperta – dovrebbe essere formalizzato un successivo obiettivo di finanziamento climatico dopo il 2025, il cosiddetto Nuovo obiettivo collettivo quantificato (Ncqg) che sarà stabilito a partire dai 100 miliardi iniziali, considerando le esigenze e le priorità delle nazioni in via di sviluppo. Questo nuovo obiettivo dovrebbe essere strutturato per affrontare alcune sfide che hanno ostacolato il raggiungimento del precedente». La cifra messa sul piatto, continua, «rappresenterà un passo avanti ma non sarà ancora abbastanza se si pensa che le stime di investimento annue richieste per la transizione globale vanno dai 5,9 ai 9 trilioni di dollari all’anno. La soluzione più semplice sarebbe un sistema di tassazione dei combustibili fossili che ancora divide i Paesi».

Il mercato delle emissioni

Per fornire un’alternativa praticabile a una tassa sul carbonio – ricorda Marieni – nell’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi gli Stati hanno optato per il complesso mondo del trading delle emissioni e dei mercati del carbonio. Dieci anni dopo le parti sono ancora in trattativa sulla loro regolamentazione. Oggi, però, uno spiraglio c’è: «Completare il quadro delle regole di funzionamento dei mercati del carbonio – rileva – è il secondo grande risultato cui dovrebbe portare la Cop 29. Sarebbe importante, poiché il volume del business nei mercati del carbonio è valutato al momento tra 2,2 e 2,5 miliardi di dollari. Se il meccanismo fosse pienamente operativo come era previsto a Parigi, questo importo potrebbe aumentare in modo significativo, fornendo ulteriori contributi al finanziamento delle politiche climatiche globali e allineandosi alle realtà delle esigenze dei Paesi per la transizione». L’Unione europea arriva a Baku con un forte focus sul pricing del carbonio, oltre a una posizione mirata all’eliminazione dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili. Nei soli principali Paesi europei questi ultimi ammontano ancora a 112 miliardi di euro all’anno.

Fonte: Il Sole 24 Ore