Clima, l’enigma nascosto sotto la calotta polare

Clima, l’enigma nascosto sotto la calotta polare

Quali conseguenze sul clima?

Lo stesso International Panel for Climate Change (Ipcc) finora ha sottovalutato gli ambienti subglaciali negli scenari di emissione globale. «Nell’Ipcc si dà risalto ai cambiamenti fisici delle calotte glaciali. Per esempio l’influsso dello scioglimento delle calotte sull’innalzamento del livello del mare, e ciò è estremamente importante. Ma ci sono anche i cambiamenti biogeochimici, e questo non è ancora incluso nei modelli usati dall’Ipcc», spiega Monica Winslow anche lei dell’iC3.

I cicli biogeochimici sono processi naturali, ormai anche alterati dalle attività umane, attraverso cui gli elementi come carbonio, azoto, ossigeno si spostano tra gli esseri viventi (bio), la terra e l’acqua (geo) e l’atmosfera. Questi cicli permettono il riciclo delle sostanze necessarie alla vita sulla Terra.

Come raggiungere l’ecosistema rimane un ostacolo per la scienza. Attualmente gli scienziati osservano questo ambiente attraverso i fiumi proglaciali, unici portali di accesso a questo mondo. Nei corsi d’acqua ai margini delle calotte si trovano «chiari segni di attività microbica basati su prove isotopiche e composti disciolti nell’acqua», spiega Lamarche-Gagnon. Del resto c’è tutto ciò che serve: acqua, materia organica fossile intrappolata sotto il ghiaccio, e minerali preziosi per la vita microbica.

L’estate scorsa, un gruppo di ricercatori della Charles University di Praga (Repubblica Ceca) ha prelevato un campione di sedimenti all’interno della calotta. Le aspettative di poter finalmente descrivere le specie viventi sotto centinaia di metri di ghiaccio sono molte. «Abbiamo raggiunto la roccia tre volte durante questa stagione, ma solo nell’ultima trivellazione abbiamo recuperato sedimenti in quantità sufficiente per le analisi. È un grande risultato per il nostro progetto, ma dimostra bene i rischi che comporta questo ramo della ricerca», dice Jakub Zarsky, glaciologo. I costi, il difficile accesso, rendono le ricerche molto complesse.

Quale influenza sul ciclo del carbonio?

Per spostare la frontiera più avanti servirebbe chiarire «i potenziali legami tra il cambiamento delle calotte glaciali e il ciclo del carbonio, e includerli nelle valutazioni dell’Ipcc», confida Winslow. «Il motivo principale per cui sono stati esclusi è che c’è un’incertezza troppo grande». Ovvero non sappiamo ancora quasi nulla di questo ecosistema, di quali specie microbiche si tratti, della sua massa, della sua estensione, e di eventuali ciclicità. O delle loro emissioni, che potrebbero essere ininfluenti. O forse no. «Non conosciamo l’ordine di grandezza dei cambiamenti che il ritiro delle calotte glaciali potrebbe avere su questo ecosistema, e da qui sul ciclo del carbonio globale», conclude. La scoperta di un nuovo ecosistema è già molto, comprenderne l’essenza, come si comporti, e come si comporterà in un ambiente via via meno glaciale e più liquido, rimane una incognita. E poi ci sarà da trasferire tutto ciò all’altra calotta polare, ancora più grande ed elusiva, in Antartide.

Fonte: Il Sole 24 Ore