Coima, per i suoi primi 50 anni riflette su rigenerazione urbana, inclusione e sostenibilità

Tredici universitari, in rappresentanza dei 130 studenti che hanno partecipato all’University Hackathon for Inspiring Cities, hanno ispirato un capitolo non ancora scritto del libro “Inspiring Cities” ideato e promosso da Coima per festeggiare i suoi primi 50 anni. Idee, soluzioni, formule per la città del futuro. Tante le parole chiave e i sogni che raccontano un immaginario possibile, che tracciano una rotta per la progettazione delle città future ma che contribuiscono anche a definire la domanda, in questo tempo di veloci transizioni ecologiche, sociali e legate alla digitalizzazione.

Coima sgr, leader nell’investimento, sviluppo e gestione di patrimoni immobiliari per conto di investitori istituzionali, ha festeggiato i suoi 50 anni nella cornice del cantiere del Villaggio Olimpico per i Giochi Invernali del 2026, primo tassello della rigenerazione dell’ex scalo di Porta Romana a Milano – in capo al Fondo Porta Romana, promosso e gestito da Coima sgr e partecipato da Covivio, Prada Holding e Coima Esg City Impact Fund.

Un confronto aperto, una riflessione di cittadini, studenti e opinion leader sui modelli ideali e resilienti di città – intesa come luogo di comunità e di civiltà – in grado di rispondere ai principali trend che caratterizzeranno il prossimo futuro, con la consapevolezza che per pensare allo sviluppo urbano dei prossimi anni sia fondamentale lo sguardo dei suoi protagonisti: i giovani. «Come promuovere una città più vivibile e accessibile dando vita a progetti di rigenerazione urbana, capaci di migliorare la qualità della vita delle persone, nel rispetto dell’ambiente?» È sua eccellenza Mons. Erminio De Scalzi a sintetizzare la domanda di tutti, come fare, e ha parlato di “legacy” per ribadire il ruolo dell’eredità di queste trasformazioni, «a fronte del progressivo deterioramento della Casa comune”, con riferimento all’enciclica Laudato sì, e traguardando “una Milano che guarda al futuro in modo giusto».

Natura, cultura, educazione e inclusione. Questi i quattro pilastri del confronto che vede da un lato una riflessione bottom up, con le nuove generazioni in prima linea, dell’altro il commento e le considerazioni top down. Tra gli altri il commento del ministro Giancarlo Giorgetti che, apprezzando l’operato di un’impresa italiana e, di riflesso, le qualità e le caratteristiche che arricchiscono il nostro sistema Paese, parla della «dimensione urbana, ovvero il luogo in cui nel 2050 vivrà il 70% della popolazione mondiale, che è al centro sia della storia sia del futuro dell’Italia. Dalla storia deriva la configurazione urbanistica del nostro Paese, ovvero il suo carattere policentrico e profondamente diverso dal modello della megalopoli. Guardando al presente e soprattutto al futuro ci si concentra sull’evoluzione delle città dove i temi attuali sono quelli della transizione energetica, della riduzione degli effetti del cambiamento climatico, dell’intelligenza artificiale anche nei sistemi di controllo urbano, dell’emarginazione sociale, della tutela della salute pubblica». Ancora, «la trasformazione del territorio ha quindi un potenziale economico, ambientale e sociale straordinario. Pensiamo all’enormità del patrimonio edilizio sia pubblico sia privato costruito prima del 1960 e oggi da riqualificare: un obiettivo a cui la finanza pubblica potrà dare una spinta ma che passerà prima di tutto dalla capacità di mobilitare capitali privati su progetti di lungo termine». Per il ministro l’Italia ha già dimostrato di poter integrare con successo tecnologie e cultura, tradizione e innovazione e oggi può andare oltre sviluppando un modello urbano che metta al centro l’individuo, la bellezza del paesaggio e il rispetto per l’ambiente.
Oltre al Mef, non è mancato, visto il coinvolgimento dei giovani, il commento di Anna Maria Bernini, Ministro dell’Università e della Ricerca che ha invitato tutti a “immaginare”. Più nel dettaglio: «Vivere bene insieme nello spazio di tutti, ricucire il tessuto urbano come fosse una stoffa e starci dentro comodi. Ogni ferita può essere curata, ogni bellezza recuperata, c’è un bagliore oltre al grigio che ha reso triste le nostre città: immaginate. Professori, studenti, siete coinvolti in un’opera collettiva perché nella città che vogliamo c’è uno spazio per tutti, ogni cosa è pensata non solo per sé ma nel rapporto che ha con la realtà in cui è immersa, perché la città del futuro vive di commissioni non di opere singole che sono isole smarrite».

Capitali internazionali e italiani, visione a lungo termine, collaborazione partecipativa tra pubblico e privato. Sono i pilastri di una rigenerazione urbana che tenga al centro ambiente e residenti, le prime due lettere dell’acronimo Esg. Per arrivare a questo modello ideale molti sono i fattori che entrano in causa. Innanzitutto, la gestione degli investimenti in chiave sostenibile, focus della Bei nella sua ultima agenda. Dal turismo all’housing la sostenibilità ambientale e sociale diventa una delle linee principali da seguire. È così che la Bei, attiva in Italia nel finanziamento a Comuni, ma anche nell’ambito del Pnrr si è attivata per garantire studentati (mille posti letto) e affordable houses, un tema sotto i riflettori in ambito europeo e non solo.

Fonte: Il Sole 24 Ore