Come finirà la guerra Meloni-Salvini sul Veneto? Ecco il possibile scenario
Nulla è stato ancora deciso. O almeno così assicura Giorgia Meloni che però lascia trapelare,con la consueta astuzia, un messaggio che è anche una minaccia: la candidatura di Fdi in Veneto è «un’opzione» . Che la Presidente del Consiglio abbia puntato a conquistare una delle due Regioni simbolo della Lega (l’altra ovviamente è la Lombardia) non è un mistero per nessuno, tantomeno per Matteo Salvini e Luca Zaia che continua a perorare la causa del terzo mandato. Prospettiva, questa sì, che per Meloni non è in campo neppure come ipotesi.
Questione di geometrie variabili
Niente di personale nei confronti di Zaia, ovvio. E’ questione di geometrie politiche. Quest’anno oltre al Veneto vanno al voto anche Campania, Puglia, Toscana, Marche e Valle d’Aosta. L’obiettivo minimo è oltre alla conferma delle Regioni già in mano al centrodestra, la conquista di uno dei governi regionali del centrosinistra. Gli occhi sono puntati sulla Campania di Vincenzo De Luca che sta conducendo la sua battaglia personale per il terzo mandato (il Pd non lo appoggia). Il Consiglio dei ministri – assente Salvini – ha impugnato la legge regionale campana che consentirebbe al Governatore uscente di ripresentarsi e così facendo ha messo la parola fine anche alla ricandidatura di Zaia, avanzando parallelamente quella di uno dei suoi Fratelli.
La rabbia leghista
Un posto in prima fila nella Regione che è stata la culla dell’autonomismo e che assieme alla Lombardia è la roccaforte del Carroccio. Privarsene, abdicare in favore del partito della Premier potrebbe tradursi in una perdita di potere e di consensi irreversibile. Insomma qui non c’è in ballo la sopravvivenza di Zaia ma della stessa Lega. Ecco perché è esplosa unanime la rabbia leghista, con un fragore che ha scosso non solo i veneti ma l’intero Nord. Salvini – nel Consiglio federale di giovedì 16 – ha cercato di ricompattare le fila schierandosi con Zaia e con gli altri governatori («squadra che vince non si cambia») in nome del buon governo e si dice certo che alla fine si troverà un’intesa.
Il boccino è nelle mani della premier
Lo ripetono in tanti in queste ore anche dentro Fdi. Il boccino ora è nelle mani della Premier. Zaia ha minacciato apertamente di essere pronto a sostenere la corsa in solitaria della Lega, guidando una serie di liste” venetiste” che secondo alcuni sondaggi potrebbero raggiungere il 40% nonostante alle europee Fdi abbia preso il triplo dei voti del partito di Salvini. Ma non è questo che fa essere prudente Meloni. La sua priorità oggi (e anche domani e dopodomani) è mantenere salda la maggioranza di governo. E’ grazie a questa solidità, che si traduce in affidabilità, che ha conquistato passo dopo passo un rapporto privilegiato con i vertici europei e con gli Stati Uniti. Rapporto che si sta rafforzando ulteriormente con il secondo mandato a Bruxelles di Ursula von der Leyen e il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Un capitale politico che non vuole mettere a rischio.
L’obiettivo della premier: guidare il Governo più longevo della storia repubblicana
Nessuno ha capito cosa la Premier abbia in mente. Neppure nel suo inner circle. Meloni finora ha sempre messo la tattica a servizio della strategia. E nulla dirà certo prima del Congresso della Lega che si terrà a marzo. Per la Presidente del Consiglio è infatti fondamentale che il suo alleato non imploda. Solo dopo si parlerà delle prossime candidature. E’ un equilibrio complesso ma necessario per proteggere quello che resta il suo vero obiettivo: guidare il Governo più longevo della storia repubblicana. Il Veneto, con tutto il suo carico di orgoglio autonomista, può aspettare.
Fonte: Il Sole 24 Ore