come influenzano moda, auto e moto in Italia, Germania, Francia e Spagna
I dazi restano al centro delle attenzioni dell’agenda Trump, dopo la sospensione di quelli contro Messico e Canada. “Mi piace l’idea di dazi reciproci con altri Paesi”, ha detto ieri il presidente degli Stati Uniti durante una giornata caotica, tra dazi annunciati, rimandati, applicati e minacciati.
Se Canada e Messico hanno scelto la via diplomatica per convincere Trump a rinviare di un mese l’introduzione dei dazi, la Cina ha scelto la strategia opposta: ai dazi statunitensi del 10% sulle importazioni dei prodotti cinesi, entrati in vigore oggi, il governo cinese ha risposto con dazi al 15% sul carbone e il gas naturale liquefatto (Gnl) estratti negli Stati Uniti e un ulteriore 10% su petrolio, attrezzature agricole e alcuni veicoli; tutti questi dazi entreranno in vigore il 10 febbraio.
Ieri, poi, Trump ha minacciato dazi contro l’Unione europea.
Nei comizi elettorali Donald Trump aveva promesso di applicare un dazio del 10%
Durante i comizi elettorali Donald Trump aveva promesso di applicare un dazio del 10% su tutte le importazioni americane e del 60% per le merci provenienti dalla Cina.
Partendo da un valore di dazi fronteggiati pari a quasi 2 miliardi di dollari nel 2023 (il 2.5% di quanto esportato negli Stati Uniti), per l’Italia il costo aggiuntivo del nuovo protezionismo americano sarebbe di oltre 4 miliardi nel primo scenario (da 2 a 6 miliardi) e oltre 7 (da 2 a 9) nel caso di aumenti generalizzati. In termini assoluti gli impatti sarebbero superiori per la Germania, oggi primo esportatore europeo, e inferiori per Francia e Spagna. Ecco in quali settori:
Fonte: Il Sole 24 Ore