Commerzbank, Berlino stoppa cessione quote e frena Unicredit: «Sia indipendente»

Lo Stato tedesco stoppa la vendita della partecipazione residua in Commerzbank, dopo la cessione di un primo pacchetto di azioni a Unicredit, che era salito al 9% con l’ambizione di salire ancora nell’istituto tedesco. A prendere la decisione, nella riunione di oggi, il comitato direttivo del Fondo di stabilizzazione dei mercati finanziari (Fms), che ha precisato come il provvedimento include anche le operazioni relative a eventuali riacquisti di azioni da parte della stessa banca. “Commerzbank è un istituto stabile e redditizio. La strategia della banca è orientata all’indipendenza”, si legge nella nota, dove viene specificato che “il governo federale la accompagnerà fino a nuovo ordine mantenendo la sua partecipazione azionaria”. Parole che, agli occhi del mercato, rappresentano uno stop al possibile incremento della propria quota da parte di Unicredit.

La posizione dei sindacati

In precedenza, il sindacato tedesco Ver.di e il coordinamento sindacale aziendale (general works council) di Commerzbank avevano chiesto al governo federale di «prendere pubblicamente posizione contro un’acquisizione dell’istituto tedesco da parte di UniCredit» e di «lavorare insieme ai dipendenti per creare una Commerzbank forte e indipendente».

«Questo è l’unico modo per continuare il percorso di successo che è stato intrapreso», aveva aggiunto il sindacato, che riporta anche la posizione assunta dal coordinamento interno. «Noi come general works council siamo totalmente impegnati a garantire l’indipendenza e la futura sopravvivenza della nostra banca – sottolinea il presidente Uwe Tschaege -. Un’acquisizione da parte di UniCredit non soltanto metterebbe a rischio i successi» raggiunti in questi anni, «ma metterebbe inoltre a rischio i posti di lavoro dei nostri colleghi». «Il governo federale – aggiunge – non deve vendere altre azioni di Commerzbank e deve esprimersi a favore del mantenimento dell’indipendenza della banca, nell’interesse dell’economia tedesca». Il vice presidente Sascha Uebel, infine, precisa: «Secondo le nostre previsioni, un’acquisizione da parte di UniCredit porterebbe a una profonda ristrutturazione e temiamo che questo porterebbe a imponenti tagli di posti di lavoro».

Orcel: «Opa atto ostile, vogliamo dialogo»

Nei giorni scorsi, in un’intervista al Messaggero, il Ceo Andrea Orcel aveva sottolineato che UniCredit «da tempo» parlava con il Governo tedesco, prima della mossa che l’ha portata all’acquisto del 4,5% di Commerzbank e che «per il momento» intende rimanere all’attuale 9% ma chiederà alla Bce l’autorizzazione di salire fino al 29,9% «per avere la possibilità di un dialogo continuo». L’Opa – aveva precisato – «sarebbe un atto aggressivo».

«Il governo tedesco ci ha venduto le azioni, noi da tempo parlavamo con loro, per noi era importante misurare un certo livello di consenso», spiega Orcel. La richiesta alla Bce, dice, sarà presentata «anche perché quando il governo vorrà mettere in vendita la quota residua (12%, ndr), se saremo graditi e ci saranno le condizioni anche di prezzo, con l’autorizzazione potremmo muoverci». E rispetto alla possibilità che Deutsche Bank voglia sbarrare la strada alla banca italiana, si era limitato a dire: «Siamo in un libero mercato». Per il futuro, quindi, l’obiettivo è «avere un ruolo. Comunque – aveva detto – vogliamo un dialogo aperto con tutti gli interlocutori, senza essere fraintesi, questo lo voglio sottolineare, vogliamo chiarezza perché non abbiamo secondi fini. Non c’è fretta, vediamo come evolve la situazione, concorderemo che fare».

Fonte: Il Sole 24 Ore