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Competitività Ue: come cambiano le regole su C02 e aiuti di Stato
Ha le sembianze quasi di uno tsunami, i cui effetti però saranno tutti da capire e verificare nei prossimi mesi, la massa di provvedimenti che la Commissione europea si appresta a varare per rilanciare la competitività dell’economia dell’Unione. Mercoledì verrà presentato il Clean Industrial Deal, con cui Bruxelles rivede profondamente il Green Deal del primo esecutivo von der Leyen, con l’obiettivo di “stemperare” alcuni vincoli climatici considerati troppo penalizzanti per la competitività dell’industria europea. Il provvedimento sarà accompagnato dai primi due pacchetti “omnibus” di semplificazioni, sulla sostenibilità e sugli investimenti, più un action plan per garantire a imprese e cittadini energia a prezzi accessibili.
Revisione del Carbon Border Adjusted Mechanism
Secondo le indiscrezioni raccolte dal Sole 24 Ore e dalle ultime bozze circolate, verrà rivisto in modo sostanziale il cosiddetto Carbon Border Adjusted Mechanism, tassello essenziale dell’ormai “vecchio” Green Deal e che impone un tributo ambientale sui beni importanti per contrastare il dumping ai danni dell’ambiente fuori dai confini europei. Le piccole e medie imprese, «che rappresentano il 90% della platea di imprese interessate e solo l’1% delle emissioni», saranno esentate da questo meccanismo simile a quello degli ETS . Per le grandi imprese vengono invece introdotte alcune semplificazioni amministrative per agevolare lo scambio delle quote “verdi”. Non dovrebbero invece esserci modifiche sulla data di entrata in vigore del regime in via definitiva (1 gennaio 2026), anche se è circolata l’ipotesi di un rinvio di un anno.
Aiuti di Stato più semplici e più a lungo
Altro intervento molto rilevante riguarda il regime di aiuti di Stato associato al Clean Industrial Deal (CID). Una comunicazione che accompagna il CID, capovolge in qualche modo la logica della compatibilità dell’aiuto pubblico. In pratica, se il progetto per cui viene chiesto l’aiuto di Stato rientra nella cornice definita dal CID, la Commissione “presume” (un verbo che compare più volte nel testo della comunicazione) che le condizioni perché l’aiuto sia compatibile con le regole europee del mercato interno siano rispettate. La “presunzione” riguarderà tre aree di investimento: lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili e degli stoccaggi; la decarbonizzazione dei processi produttivi industriali tramite elettrificazione o uso dell’idrogeno e, infine, aiuti agli investimenti che accelerino la transizione verso un’economia a zero emissioni. Si tratta di uno schema che era già previsto nel quadro temporaneo di crisi e transizione (TCTF) di marzo 2023, reso necessario dalla crisi energetica provocata dalla guerra in Ucraina. Pare che questo meccanismo sia molto gradito alle imprese. Ciò ha convinto la Commissione ad ampliarlo. In pratica, con la comunicazione prevista mercoledì, questo regime molto semplificato di aiuti pubblici nel settore energetico e ambientale viene esteso fino a tutto il 2030.
Ciò è giustificato, secondo la Commissione, «dalla necessità di accelerare investimenti specifici e dal basso rischio di potenziali effetti sugli scambi e sulla concorrenza nel mercato interno che presentano le misure previste».
L’unico limite che rimane è la proporzionalità dell’aiuto rispetto alle dimensioni dell’investimento complessivo previsto, con una serie di soglie in base al tipo di aiuto e al tipo di investimento.
Fonte: Il Sole 24 Ore