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Completato l’ultimo scambio ostaggi-prigionieri tra Israele e Hamas – Cosa prevede l’accordo di tregua
Nella notte tra il 26 e il 27 febbraio, Israele ha ricevuto le bare di “quattro ostaggi caduti” a Gaza: lo rende noto l’ufficio del primo ministro. Poco dopo un autobus con a bordo un gruppo di detenuti palestinesi rilasciati da Israele in base all’accordo di cessate il fuoco di Gaza è arrivato a Ramallah, in Cisgiordania, ed è stato accolto da una folla in festa. Indossando le tradizionali kefiah e giacche per coprire le loro uniformi carcerarie, i detenuti liberati sono stati accolti dalla governatrice di Ramallah, Leila Ghannam, e si sono diretti verso una postazione sanitaria per controlli. La folla ha scandito “Allah Akbar” e “la gente vuole le Brigate Ezzedine Al-Qassam (ala militare di Hamas, ndr)”.
Hamas: pronti a ripresa tratative se cessate il fuoco continua
Si è completato quindi senza problemi lo scambio finale nell’ambito della prima fase dell’accordo entrato in vigore il 19 gennaio, che prevedeva il rilascio di 33 ostaggi – tra cui i corpi di otto – entro l’1 marzo, in cambio di 1.900 palestinesi detenuti da Israele. Dopo il giro di boa della prima fase, gli osservataori internazionali le parti coinvolte puntano gli occhi sulle trattative per il rilascio degli ostaggi israeliani ancora detenuti nella Striscia di Gaza. Secondo quanto riporta l’agenzia Reuters, Hamas ha annunciato che procederà solo se Israele rispetterà gli impegni di cessate il fuoco, ed è pronto a iniziare le trattative la seconda fase della tregua.
In attesa degli sviluppi negoziali, preoccupa la tensione che si registra in Cisgiordania, devastata dall’offensiva militare israeliana, che ha causato grande distruzione soprattutto nel nord. Oxfam dennuncia “l’ondata di violenza senza precedenti messa in atto dall’esercito israeliano e dai coloni” nell’area, che sta causando “il più grande sfollamento forzato dall’inizio dell’occupazione del 1967. Come già accaduto a Gaza, anche qui le persone sono costrette ad andarsene, sono più di 40mila, dall’inizio del cessate il fuoco, il numero più alto degli ultimi 58 anni”.
Oxfam: “Cisgiordania come Gaza, in atto il più grande sfollamento forzato dal ’67”
”L’operazione militare in Cisgiordania portata avanti dall’esercito israeliano è iniziata appena due giorni dopo il cessate il fuoco a Gaza con un attacco a Jenin, e si sta ora estendendo anche ai campi profughi di Tulkarem, Nur Shams e El Far’a. “In tutta la regione le comunità palestinesi sono vittime di detenzioni arbitrarie, non possono muoversi, lavorare o andare a scuola. Assistono impotenti alla demolizione delle loro case e delle infrastrutture essenziali da cui dipendono. – ha detto Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia – Siamo di fronte a un’escalation senza precedenti che il governo israeliano sta portando avanti nella più totale impunità, sostenendo gli attacchi illegali dei coloni. Un’annessione de facto, che rende sempre più difficile per Oxfam e le altre organizzazioni umanitarie soccorrere gli sfollati, i cui bisogni aumentano di giorno in giorno. I nostri operatori e partner sono stati minacciati ai posti di blocco e gli è stato più volte impedito di consegnare aiuti fondamentali per la popolazione”.
Fonte: Il Sole 24 Ore