Computer quantistico, gli impatti attesi dalla chimica alla finanza
L’assunto di base è noto: la tecnologia quantistica permette di eseguire calcoli molto più rapidamente rispetto a un computer tradizionale. Ciò che è meno noto è un parametro temporale: quando la rivoluzione dell’informatica dei qubit si concretizzerà in modo compiuto, andando a rimpiazzare le macchine che macinano dati secondo le leggi dei bit ed eliminando definitivamente o quasi il rischio di commettere errori in fase di calcolo (la cosiddetta decoerenza quantistica)? Il Quantum Technology Monitor di McKinsey aiuta parecchio a capire come si sta configurando lo scenario attuale e futuro legato alla diffusione su larga scala di questa tecnologia, ipotizzandone anche l’impatto economico.
Crescono del 50% le risorse dei governi
L’ultima ondata di investimenti e l’accelerazione del processo di innovazione in questo campo, si legge infatti nello studio, hanno dato ulteriore impulso a un fenomeno che ha trovato terreno fertile soprattutto nei settori della chimica, delle scienze della vita, della finanza e della mobilità e che potrebbe andare a generare un business da complessivi due trilioni di dollari entro il 2035.
A dare linfa a questo scatto in avanti vi sono soprattutto i finanziamenti pubblici erogati dai governi, in crescita su scala globale nel 2023 di oltre il 50% rispetto all’anno precedente e arrivati a costituire un terzo (parliamo di circa 42 miliardi di dollari) dei fondi destinati alla tecnologia quantistica. Se Cina e Stati Uniti sono da considerarsi le locomotive a livello mondiale, fra i Paesi che hanno aumentato in modo significativo i loro livelli di spesa è assai significativo il caso del Regno Unito: il budget stanziato per la National Quantum Strategy prevede infatti qualcosa come 3,1 miliardi di dollari di fondi pubblici in dieci anni per lo sviluppo di queste tecnologie e ha l’obiettivo dichiarato di portare il Paese ai vertici del settore in Europa, perseguendo l’idea di una sovranità tecnologica da (ri)conquistare e facendo inoltre da stimolo agli investimenti delle imprese private. Investimenti che l’anno passato ha conosciuto in effetti un brusco rallentamento: dai 2,35 miliardi di dollari distribuiti nel 2022 alle start up tecnologiche impegnate su questo fronte, si è passati agli 1,71 miliardi dell’anno passato (il calo è del 27% e pesa) e in discesa sono anche i numeri relativi alla nascita di nuove start up (gli investitori hanno privilegiato le aziende già mature e consolidate), ai round conclusi e al valore medio delle transazioni (precipitato da oltre 100 milioni a 40 milioni in dodici mesi). Fra i fattori che spiegano questa flessione c’è, non a caso, il significativo spostamento dell’attenzione verso l’intelligenza artificiale generativa, considerata una sfida da affrontare subito e non un progetto a lungo termine come invece viene tutt’ora percepita la tecnologia quantistica, il cui effettivo potenziale è ancora in fase di comprensione e valutazione.
Per contro, come certifica ancora il rapporto di McKinsey, l’andamento positivo degli investimenti ha dato impulso all’offerta formativa, con un significativo incremento di università che hanno costituito programmi e master in questa materia, con l’Unione Europea e il Regno Unito a comandare, rispettivamente, la classifica per quanto riguarda il più alto numero e densità di laureati in tecnologia quantistica.
Quali sono i settori più coinvolti?
Chimica, farmaceutica, finanza ma anche automotive, telecomunicazioni e aerospaziale sono i settori dove il calcolo e il sensing quantistico (dispositivi e sensori in grado di effettuare misure di alta precisione) sta trovando maggiore applicazione, registrando diversi progetti pilota avviati da alcune aziende appartenenti a questi comparti.
Fonte: Il Sole 24 Ore