Con la Sugar tax le vendite di bibite calerebbero del 15,6%

Se a gennaio dovesse entrare in vigore la Sugar tax, nel primo biennio di applicazione le vendite di bevande analcoliche in Italia subirebbero un tracollo del 15,6%. Il gettito Iva calerebbe di 275 milioni di euro e 5mila posti di lavoro sarebbero a rischio. È quanto emerge dallo studio commissionato a Nomisma da Assobibe, l’associazione dei produttori di bevande analcoliche da sempre contrari all’introduzione della Sugar tax nel nostro Paese. La ricerca evidenzia che, oltre al calo previsto del mercato, nel biennio 2024-2025 si stima anche una riduzione di 46 milioni di euro degli investimenti da parte delle imprese produttrici, e una contrazione degli acquisti di materie prime (alimentari e non) di 400 milioni di euro.

Il mercato delle bevande analcoliche non sta attraversando uno dei suoi periodi migliori. Dopo un 2022 che lasciava sperare in una possibile ripresa, il 2023 sta mostrando una decisa frenata dei consumi, tanto che la contrazione delle vendite a volume a fine anno potrebbe toccare -5,4% rispetto al 2022. Anche nel caso delle bibite, dunque, La difficile congiuntura economica e l’alta inflazione fanno sentire il loro effetto sul carrello della spesa degli italiani, riducendo il potere di acquisto delle famiglie.

In questo contesto non favorevole, dicono da Assobibe, il gettito fiscale generato dalla Sugar tax rischia anche di essere nettamente inferiore rispetto a quanto ipotizzato nella relazione tecnica stilata a supporto dell’istituzione della nuova tassa, che fu basata su stime di mercato relative al 2017. Per questo la filiera riunita – dalla Coldiretti ad Assobibe, passando per Italgrob e per i sindacati confederali dell’alimentare – lo scorso mese ha inviato una lettera al governo per chiedere di eliminare la Sugar tax dalla prossima legge di bilancio. «In un Paese come l’Italia, dove i consumi di bevande analcoliche sono minimi, una tassa ad hoc non serve – sostiene il presidente di Assobibe, Giangiacomo Pierini – senza contare che nei Paesi dove è in vigore da anni la Sugar tax non ha prodotto benefici tangibili per la salute pubblica, con un taglio medio di sole 3 calorie quotidiane per individuo». Da tempo il settore è impegnato nella riduzione del quantitativo di zuccheri contenuti nelle bevande: secondo i dati Assobibe, dal 2010 ad oggi lo zucchero contenuto nei soft drink è già diminuito di quasi il 40%.

Fonte: Il Sole 24 Ore