Con l’intelligenza artificiale la scuola valorizza l’umano

In una scuola privata londinese un gruppo di studenti sarà sottoposto a un progetto pilota in cui alcune materie saranno dispensate in classi senza docenti, sostituiti da sistemi di intelligenza artificiale. Negli Usa spopola una app che svolge i compiti: con Gauth, prodotta da ByteDance, che controlla anche TikTok, basta inquadrare con lo smartphone il testo di matematica e l’app propone la sua soluzione, sufficiente per studenti non esigenti. All’inizio di un anno scolastico in cui la scuola è chiamata a fare i conti con l’Ai, il rischio dell’utilizzo come facile scorciatoia a portata di mano è il tema che domina in tutte le scuole, fino all’università.

Piattaforme di potenziamento

Ma il mondo dell’educazione affronta la tecnologia anche, e soprattutto, come strumento in grado di rivoluzionare e potenziare l’apprendimento. La piattaforma educational Khan Academy ha introdotto Khanmigo, un tutor sempre a disposizione per docenti e studenti, che supporta la soluzione dei problemi e la preparazione delle verifiche, ma in maniera critica, senza mai fornire la soluzione pronta.
Anche in Italia fanno breccia soluzioni ad hoc nella logica di potenziamento della didattica. Inspired Education ha arricchito la sua piattaforma di personalizzazione dei percorsi didattici, che ha migliorato del 10% le performance degli studenti all’International School di Monza, con un “Lesson planner” che aiuta i docenti in una programmazione più efficace. La creatività dei docenti spesso permette di andare oltre le piattaforme già predisposte, per conoscere meglio la tecnologia e sfruttarla al meglio. Al liceo Albert di Lanzo Torinese è stato creato nel metaverso un confronto con filosofi del passato su temi di stretta attualità: Marx, Kant e Platone sono stati interpellati su “etica e intelligenza artificiale”, mentre illuministi come Voltaire, Rousseau e Beccaria hanno detto la loro su «femminismo e parità di genere».

L’Ai che abilita una scuola estesa

L’esperimento è stato abilitato da Symposium, piattaforma di Carraro Lab, gruppo che da sempre “gioca” con la multimedialità. «L’intelligenza artificiale, integrata con la realtà virtuale e aumentata abilita una scuola “estesa”: il mondo entra nella classe, le barriere fisiche e temporali vengono superate grazie a contenuti immersivi virtuali che oggi possono essere adattati grazie all’Ai. Ma è anche la scuola che si apre al territorio, alle realtà e alla storia locale», sostiene Gualtiero Carraro, ad di Carraro Lab, che cita come esempio l’uso dell’Ai per la formazione turistica: in occasione del G7 pugliese di luglio con l’Its turismo di Fasano è stata realizzata una presentazione virtuale dell’area con Virgilio come guida d’eccezione.

Scarsa conoscenza dell’Ai tra docenti e studenti

«L’AI espande la capacità umana, non la sostituisce – prosegue -: non deve portare all’atrofia mentale. Per questo l’umano deve sempre mantenere il controllo, essere “over the AI” governandola». In questa chiave Carraro Lab punta su piattaforme gestite dai docenti insieme agli studenti proponendo contenuti già pronti per la fruizione, che poi possono essere rielaborati abilitando anche la creazione di nuovi contenuti. Sono strumenti mirati a superare una conoscenza ancora troppo superficiale dell’Ai, da parte di tutti, come emerge dal sondaggio ImparIAmo condotto dal Centro studi ImparaDigitale insieme a Edulia Treccani Scuola e ScuolaZoo. Solo il 6% degli studenti e l’11% dei docenti dice di conoscere a fondo l’Ai, mentre più o meno la metà di loro si ferma a una conoscenza di base. Eppure il 69% dei docenti e l’87% dei ragazzi usa questi strumenti per scopi personali, ma poi le domande evidenziano la superficialità della preparazione.
In ogni caso gli strumenti di Ai emergono come grandi abilitatori di potenziamento della capacità umana da sfruttare in chiave didattica. «L’intelligenza artificiale rappresenta l’espansione della capacità cognitiva umana, che ha evidenti limiti, ma se non c’è la guida umana il risultato dell’elaborazione è senza senso, si limita a riportarci quello che già c’è – sottolinea Giuseppe Riva, direttore dello Humane Technology Lab dell’Università Cattolica di Milano -. Invece quel potenziamento può creare qualcosa di nuovo e allora è l’umano a fare la differenza». Anche nelle aule scolastiche: «L’AI è molto efficace nel fare previsioni – prosegue Riva -, ma ha dimostrato di non riuscire a spiegare i fenomeni: senza la capacità interpretativa umana non si arriva a un’interpretazione e a una proiezione in avanti». Non può quindi prendere il posto del docente, necessario come attore e attivatore di una comunità educante, di cui anche l’Ai entra a far parte. Ma non può nemmeno sostituire il processo di apprendimento con scorciatoie sempre a portata di mano, ma assolutamente sterili sotto il profilo didattico.
Senz’altro ha un valenza anche in chiave di personalizzazione, di individuazione di percorsi specifici sulla base delle competenze e degli obiettivi di ogni singolo studente. Ma diventa anche un ponte che elimina le distanze con la realtà digitale in cui i ragazzi sono immersi al di fuori delle mura scolastiche: «L’intelligenza artificiale dimostra di avere un grande potenziale nel coinvolgere gli studenti nell’apprendimento per migliorare competenze e conoscenza, utilizzandola per sviluppare il senso critico dei ragazzi. Sono tutti fattori necessari per affrontare il mondo del lavoro di domani, in cui necessariamente si confronteranno anche con l’Ai», aggiunge Dianora Bardi, presidente di ImparaDigitale, dopo aver analizzato i dati del sondaggio di ImparIAmo.
D’altra parte se l’Ai nel suo complesso costringe a ripensare l’essenza dell’intelligenza umana, a scuola spinge a valutare quale tipo di intelligenza umana – e quale essere umano – abbiamo in mente di formare.

In aula l’assistente virtuale

Fonte: Il Sole 24 Ore