Concerti, l’indotto sul territorio arriva fino a 4,5 miliardi di euro

Per i concerti è un momento magico: il giro d’affari complessivo del settore, nel 2023, secondo Siae ha toccato per la prima volta quota 967,4 milioni, grazie a un incremento sull’anno precedente del 33,5 per cento. Merito – nel caso aveste qualche dubbio – del segmento musica pop, rock e leggera che da solo muove 894 milioni.

E se prendiamo i dati di alcuni tra i principali eventi delle piazze di Milano, Roma e Napoli e li sommiamo a quelli di festival storici come il Lucca Summer Festival e proposte innovative come la Prima Estate, tendendo dentro gli incassi ma anche le spese per vitto, alloggio, trasporti e servizi in genere, ne esce fuori un dato di indotto da oltre 675 milioni e una spesa media per spettatore da circa 324 euro. Fino ad arrivare a una stima di 4,5 miliardi di indotto complessivo su tutto il territorio nazionale.

Benvenuti nella live music economy, un settore spesso sottovalutato dagli osservatori, qualche volta trascurato dal legislatore, che ha una caratteristica inconfondibile: da sempre cammina sulle proprie gambe, dispensa divertimento con i vari Coldplay, Taylor Swift, Vasco Rossi e Pinguini Tattici Nucleari, ma genera anche ricchezza, senza dover attingere a fondi pubblici. Se n’è parlato ieri a Roma, alla Sala Spadolini del ministero della Cultura, nell’ambito del convegno La canzone popolare live – Dati e prospettive, organizzato da Assoconcerti, associazione che riunisce i principali promoter di concerti d’Italia, con il ministro alla Cultura Alessandro Giuli, il sottosegretario Gianmarco Mazzi, il vicepresidente della Camera Giorgio Mulé, il presidente della commissione Cultura del Senato Roberto Marti, quello dell’Agis Francesco Giambrone e quello della stessa Assoconcerti Bruno Sconocchia.

Un anno da 36mila concerti

Il punto di partenza è stato ovviamente l’ultimo Annuario dello Spettacolo Siae che nel 2023 ha salutato oltre 36mila concerti di rock, pop e leggera organizzati da un capo all’altro della Penisola da più di 10mila soggetti per 23,7 milioni di spettatori. In pratica sono riconducibili al segmento il 55% degli eventi live organizzati in Italia e il 77% del pubblico complessivo. Gli appassionati di popular music l’anno scorso hanno speso 894 milioni con una spesa media più marcata nel Nordovest (45 euro), seguito da Centro (41 euro), Nordest (37 euro), Isole (31 euro) e Sud (27 euro).

Indotto da 4,5 miliardi

E fin qui siamo alla spesa diretta, ma il discorso diventa ancora più intrigante se lo allarghiamo all’indotto, come ha fatto lo studio del professor Nicola Salvati del dipartimento di Economia e management dell’Università di Pisa: ne esce fuori che le ricadute economiche di 13 tra i principali eventi musicali sui territori di Milano, Roma, Napoli, Lucca e la Versilia superano quota 675 milioni.

Fonte: Il Sole 24 Ore